Roberto Gómez Bolaños se ne è andato. Persona discreta, amato da milioni, l’attore messicano è morto a 85 anni, dopo una lunga malattia. Ok, il nome dice poco in Europa, ma dice invece tantissimo in America Latina dove Roberto Gómez ha rappresentato, nel decennio degli anni Settanta, due personaggi, El Chavo e il Chapulín Colorado diventati imprescindibili nella cultura televisiva latinoamericana.
Prodotto in Messico, da Televisa, a partire dal giugno 1971, il ¨Chavo del 8¨ è riuscito a conquistare in una decina di stagioni televisive milioni di telespettatori, conseguendo in pochi anni il posto di icona pop. Lo dimostrano oggi le t-shirt, i cappellini, i fumetti, perfino i monumenti che gli sono stati dedicati, a dimostrazione dell’affetto e dell’attaccamento di una grande legione di fans. Nell’ambiente di una scenografia ridotta al minimo, quella che rappresentava un immaginario cortile della periferia della capitale messicana –La Vecindad-, il Chavo –bimbo orfano interpretato appunto da Gómez- coinvolgeva i suoi amichetti, la Chilindrina e Quico (anche loro interpretati da attori adulti) in marachelle e disastri che scatenavano l’ira di don Ramón, il burbero della situazione. Trama ridotta al minimo, zero effetti speciali, il Chavo piaceva proprio per la sua semplicità, per la risposta schietta ed autarchica alle produzioni milionarie di Hollywood e consimili. Al punto da fare registrare una media di novanta milioni di telespettatori per puntata.
In Italia il Chavo arrivò agli inizi degli anni Ottanta, con il nome improbabile di Cecco della Botte e venne trasmesso da Antenna 3. Chissà se qualcuno lo ricorda. Non andò tanto bene, ma intanto gli episodi del ¨Chavo del 8¨ si sono rivelati con gli anni una miniera d’oro per Televisa, facendo registrare introiti per 1700 milioni di dollari. Ancora oggi, a distanza di più di trenta anni le televisioni di mezza America Latina continuano a trasmettere le repliche del Chavo che si mantiene tra i programmi più visti e graditi da adulti e bambini. Un fenomeno tutto locale, che resiste a mode e ad invasioni di eroi televisivi più moderni e sofisticati.
Commediante d’altri tempi Roberto Gómez, Chespirito per tutti, sull’onda del successo aveva portato i suoi personaggi in giro per i teatri dell’America Latina, attirando contro di sé anche immancabili critiche in una regione che viveva le tragedie delle guerre civili e delle dittature. Accusato di recitare nel Cile di Pinochet (nel famigerato Estadio Nacional) o alle feste della narco famiglia Rodríguez Orejuela, Gómez aveva restituito al mittente quegli attacchi, ricordando che i suoi spettacoli erano diretti alla gente, non a politici o narcotrafficanti.
Per i messicani e i telespettatori in generale, Gómez però era indissolubilmente legato al suo personaggio più famoso e alla improbabile filosofia spiccia che lo rappresentava, quella del ‘Fue sin querer queriendo’ (l’ho fatto apposta senza volere) con la quale cercava sempre di rimediare alle sue immancabili malefatte.
Messico in lutto: il Chavo se ne è andato ¨sin querer queriendo¨
Creato il 01 dicembre 2014 da EldoradoPossono interessarti anche questi articoli :
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