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MESSINA: ARCHEOLOGIA DEGLI IBLEI | Indigeni e Greci nell’altipiano ibleo tra la prima e la seconda età del Ferro | di Massimo Frasca

Creato il 15 gennaio 2016 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

“Archeologia degli Iblei” di Massimo Frasca alla Feltrinelli di Messina

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Mercoledì 20 gennaio 2016, alle ore 17,30, la Feltrinelli Point di Messina (via Ghibellina 32) presenta il saggio Archeologia degli Iblei. Indigeni e Greci nell’altipiano ibleo tra la prima e la seconda età del Ferro, firmato da Massimo Frasca per le Edizioni di Storia e Studi Sociali. Con l’autore, parlano del libro Francesco La Torre, docente di Archeologia classica all’Università degli Studi di Messina, e  Anna Maria Prestianni, docente di Storia greca all’Università degli Studi di Messina. Coordina il dibattito Fulvia Toscano, direttrice artistica di NaxosLegge.

In questa opera, attraverso la documentazione archeologica, Massimo Frasca esamina i processi di trasformazione che si colgono nella società indigena tra la prima e la seconda età del Ferro (VIII-VI secolo a.C.) nell’area geograficamente e culturalmente ben delineata dell’altipiano ibleo che, grazie anche alle indagini effettuate tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento da Paolo Orsi, costituisce uno dei territori meglio indagati della Sicilia.

L’arrivo dei Greci, che a partire 733 a.C., data di fondazione di Siracusa, si insediano lungo le coste orientali e meridionali della Sicilia, innesca profondi mutamenti nell’assetto sociale, politico, economico e territoriale delle comunità indigene della prima età del Ferro (facies di Pantalica Sud), che vivevano in piccoli villaggi sparsi su alture naturalmente difese, come Monte Alveria, Avola Antica, Pantalica e Monte Finocchito.

La rassegna particolareggiata dei dati archeologici restituiti soprattutto dalle necropoli e in parte anche dagli abitati di Monte Finocchito, Modica-Via Polara, Ragusa, Monte Casasia e Castiglione, consente all’autore di delineare il processo innescato dalla presenza greca sulla costa (fondazioni di Siracusa, Eloro, Maestro e Camarina) e nell’interno (colonie siracusane di Acre e Casmene), che determina, tra la fine dell’VIII e il VII secolo a.C., l’abbandono dei piccoli villaggi sparsi nel territorio e la formazione di centri emergenti, ubicati sulle alture dominanti il corso dei grandi fiumi, Marcellino, Tellaro, Irminio, Dirillo e Ippari, che costituiscono le principali vie di comunicazione tra la costa e l’entroterra.

Massimo Frasca si è laureato in Lettere Classiche, con una tesi sulla necropoli di Monte Finocchito, e specializzato in Archeologia Classica presso l’Università di Catania. Ha vinto una delle borse di Perfezionamento bandite dalla Scuola Archeologica di Atene e ha seguito le attività della Scuola in Grecia e in Turchia, partecipando allo scavo di Iasos. Ricercatore confermato dal 1981 al 2000, ha insegnato presso l’Università della Calabria e di Agrigento. Attualmente professore di Archeologia della Magna Grecia e Sicilia presso l’Università di Catania, ha conseguito l’abilitazione a professore ordinario di Archeologia Classica. Dal 2005 è direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica (ora Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici) dell’Università di Catania. Ha diretto numerosi scavi in Sicilia e in Italia meridionale ed è stato componente delle missioni archeologiche di Prinias (Grecia) e Iasos (Turchia). Dal 1987 fa parte della Missione archeologica italiana che opera a Kyme Eolica (Turchia), dove dirige gli scavi sulla Collina Sud. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Tra i principali temi di ricerca è lo studio della topografia e delle produzioni artigianali delle città greche e delle loro relazioni con le popolazioni indigene.


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