Mostra evento a Milano. I Metaborg portano una nuova generazione di favolose macchine pensanti a Spazio Tadini. Umanoidi anche filosofi appassionati ai grandi valori della conoscenza e delle arti umane che ridanno speranza all'umanità ormai estinta di rigenerare ciò che essa stessa ha distrutto. O, potremmo dire, una mostra di scultura - basata su un'ipotesi fantascientifica - il cui incipit sta tutto nel romanzo che ha aperto l'era Cyberpunk: Neuromante di William Gibson.
""Cyberspace. A consensual hallucination experienced daily by billions of legitimate operators, in every nation...".
Dal 1984 al futuro prossimo la conoscenza sta abbandonando progressivamente l'individuo per spargersi in una memoria collettiva e condivisa - il "cloud" - che rischia di renderci immemori di una storia precedente: quella non digitale, non riprodotta e rimbalzata in milioni di terminali, non "selfie".
L'arte si fa perché è utile. Non perché è bella. Per questo è bella. La coppia artistica dei Metaborg, Gianni Zara e Luca Motta, prova a rendere "visione" il frutto di una riflessione che non ha risposte e sintesi certe. Cerca la strada a tentoni, con una lanterna a olio (come una delle loro creature) e recupera dall'immondizia il ferro, gli ingranaggi, le tubature di cui si serve per servirci.
Come dar torto alla domanda "Saranno la conoscenza e la memoria a salvare l'umanità?". Si può da torto solo a chi ha ragione. Ma qui si dubita: e lo si fa davanti a una mostra da non dimenticare.
IL BIDONDOLO LA PRIMA CREAZIONE METABORG A SPAZIO TADINI DURANTE LA MOSTRA PER GIOCO