Stasera a Parigi piove. Piove sui miei luoghi del cuore. Su rue de Vaugirard e su Porte de Versailles. Piove su Clamart, sulla collina di Sevres, sulla Mare Aux Canards, su Square Saint Lambert e su Parc Citroen. Leggo: "Vola questo Scirocco su ali fradicie, il viso velato da una scura nebbia caliginosa, la barba greve di pioggia, grondanti i bianchi capelli, la fronte aggrottata di brume, zuppe le penne e le vesti. E appena preme la mano sulle nuvole nel cielo, si sente un botto e trabocca un rovescio di pioggia dall'etere". E lei canta per casa. Entra in camera, mi guarda, allunga le braccia, ondeggia e inizia. Sorride, ammicca mentre intona "c'est un tronc que pourri". Piega la testa di lato, si appoggia, saltella, si piega in avanti. Poi si agita, si dimena, mi porge le mani e le ritira, si gira, fa per andarsene, finge di ignorarmi. Poi ritorna con un sorriso, mi sussurra sul viso "c'est un oiseau dans l'air, un oiseau qui se pose", chiude gli occhi, si lascia andare, si strofina fasciata in quel maglione grigio a collo alto che regala tutte le sue forme. Si piega sulle ginocchia, si abbassa, "c'est le cri d'un hibou" è una bossa nova ma le sue parti basse dentro un paio di jeans da musicista rock iniziano a danzarla come fosse su un surf . Mi fa cenno col dito, si porta le mani al cuore, ondeggia, sembra parlare a un altro "c'est Joseph et c'est Jacques", i lunghi capelli biondi sciolti e spettinati, quasi fossero bagnati dalla stessa pioggia e dallo stesso vento, che sono entrati improvvisamente facendo irruzione, spalancando le finestre. Inizio ad accompagnarla, sottolineo qualche passaggio con una voce bassa, bocca contro bocca. E lei che continua, continua fino quel "Ce sont les eaux de Mars dans ton cœoeur tout au fond". Punto. Fino a quello stop improvviso e senza appello nel finale, sul quale noi spegniamo le luci e ci ritiriamo dai vostri sguardi indiscreti.
Citazione da Metamorfosi di Ovidio, fin troppo facile metterci Aguas de Marco, visto che siamo ormai al 20 di Febbraio...