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Come lasciar Andare ? – YouTube
Metodo Sedona: Procedimento di base – YouTube
che significa Lasciare Andare ? – YouTube
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il metodo sedona
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Fonte 1 —> http://www.cocooa.com/1044/2010/il-sedona-method-cosa-e-e-come-funziona.html
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Breve storia del metodo Sedona
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Il Sedona Method è stato concepito da un ingegnere chiamato Lester Levenson. Leggenda dice che Lester, malato terminale nel 1952, ha avuto un’illuminazione: forse si sarebbe dis-ammalare lasciano andare tutte le emozioni e i sentimenti negativi. Per 22 anni ha continuato a migliorare il metodo e le proprie teorie. Nel 1974 incontra Hale Dwoskin, allora un giovane alla ricerca di risposte. Diventati amici hanno incominciato a lavorare insieme. Nel 2003, Dwoskin pubblica il libro: The Sedona Method: Your Key to Lasting Happiness, Success, Peace & Emotional Well-being
Commenti Personali
Mi piace molto il Sedona. Si può applicare un po su tutto (tipo Eft) ma se facciamo riferimento all’articolo Funzionare , Fluire, Brillare. credo che sia perfetto per renderci fluidi e brillanti. Continuo a consigliare l’immagine di se come primo esercizio assoluto.
Secondo me la forza del sedona sta infatti nel protocollo di rilascio e nella sistemicità di esso più che nella metodologia di rilascio vero e proprio (le cose che propone Hack sono “più veloci” per esempio).
Una metafora/ similitudine che uso spesso per descriverlo a chi conosce l EFT ( e fortunamente lo conoscono in tanti) è questa: se l’Eft è come lo scalpello che toglie i pezzi da un blocco di marmo fino a tirare la figura celata al suo interno, il sedona è la carta abrasiva che si usa per lisciare suddetta scultura.
Secondo me i due sistemi si integrano benissimo (potrei sbagliarmi, o potrebbe essere che i trainer di una o dell’altra disciplina tirino acqua al loro mulino
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La procedura
Non ho seguito nessun training in italiano ( e leggendo questo post potete trarre le vostre decisioni se farlo in italiano o dalla sorgente originale americana) ma “solo” l’audio corso (+libro) in inglese, quindi è probabile che alcune mie traduzioni non siano uguali a quelle ufficiali nella lingua di Dante.. poco male alcune sfumature sono personali. Sotto al post farò uno specchietto per gli anglofoni cosi potrete usare la formula che preferite.
Gli autori( nel caso specifico Hale Dwoskin ) dicono che il proceso libera la naturale abilità di rilasciare le emozioni permettendo di dissipare le energie compresse nel subconscio. Qualsiasi cosa essa voglia dire sembra bello
Passo 1 del Sedona – Contatto
concentrati su qualcosa su cui vorresti sentirti meglio quando ci pensi, e poi permetti a te stesso di sentire qualsiasi emozioni esca in quel momento
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Passo 2 – Potrei …
Chiedetevi una delle tre cose (oguno è diverso e può preferire una formula invece dell’altra):
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POTREI lasciar andare questa sensazione ?
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Potrei permettere a questa sensazione di essere qui?
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Potrei accettare questa sensazione ?
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Lo scopo è capire che è possibile fare qualcosa. potete rispondere Si o No, entrambe sono accettabili. Ponderate la risposta evitando un dibattito col dialogo interno ( anzi il mio consiglio e di “rilasciare” anche quello).
Nota: Anche soltanto concentrarsi sulle proprie sensazioni crea un cambiamento. spesso “evaporano” o perdono intensità. Gli autori dicono che la causa è tutto il tempo che noi combattiamo e sopprimiamo quelle emozioni, creando frizioni. Accettandole invece queste circolano e poi vengono rilasciate
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Passo 3 – Lo farei ?
Qualsiasi sia la domanda (e la risposta) al passo2 chiedetevi
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Lo farei ?
( nel senso: ho la volontà/desiderio di lasciarlo andare) se siete dubbiosi le prime volte potete usare la formula: Preferirei avere questa sensazione oppure Preferirei essere libero?
Quella che sia la risposta (SI / NO ) procedete al passo 4
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Passo 4 – Quando ?
chiedetevi
-
Quando?
(con la risposta implicita: adesso
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Passo 5 – Loop !
Ripetete dal passo 1 fino a quando vi sentite leggeri . Se non siete molto sensibili all’inizio non sentirete molto, ma già dopo 2-3 passaggi vi accorgerete che a ogni passaggio c’è più “leggerezza” ( non so come descrivere questa sensazione). Persistendo un po i risultati diventano tangibili. E vi accorgerete di essere una macchina a rilascio continuo
Suggerimenti: dato che il concetto di rilascio per me non era per nulla facile nell’audio fanno l’esempio del tenere in mano una biro. Tenerla in mano non è una grossa fatica, se invece incominciamo a stringerla forte (creando resistenza) inizia a essere fastidiosa. Stringete, Stringete…. fate un respiro e poi mentre espirate lasciate andare la presa. La mano si aprirà dolcemente e la biro potrebbe cadere. Credo che non sia mai stato tanto bello lasciar cadere qualcosa. le prime volte ho fatto l’esercizio della biro con le 3 frasi di set up di sopra e mi è molto servito. Fatelo anche voi se siete “rigidi” nel rilascio
Tutto qui?
Si tutto qui. il sistema è davvero “facile” quasi deludente nella sua semplicità.. ma come dicevo all’inizio secondo me la forza del sedona sta infatti nel protocollo di rilascio e nella sistemicità di esso più che nella metodologia di rilascio vero e proprio. Quindi il mio consiglio è di recuperare il corso e seguire le lezioni passo a passo… su Amazon costa 265 Dollari che non sono noccioline, ma se pensate che tempo fa il dollaro era 1.e rotti euro e adesso e molto meno…. ci penserei per il compleanno /natale
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Ecco le tre frasi del sedona method in inglese
“Could I let this feeling go? Could I just let this feeling be here? Could I welcome this feeling?
Would I? Am I willing to let go?”
When?
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Fonte 2 —> http://divinetools-raja.blogspot.com/2011/05/metodo-sedona-scegliere-di-lasciare.html
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Mettiti a tuo agio e concentrati dentro te stesso. I tuoi occhi possono essere aperti o
chiusi.
Passo 1 : Concentrati su un problema del quale vorresti sentirti meglio, e poi permetti a
te stesso di provare qualsiasi cosa stai provando in questo momento.
Essa non deve essere un’emozione forte. Infatti, puoi anche controllare come ti senti
riguardo questo libro e su ciò che vuoi ottenere con esso. Semplicemente dai il
benvenuto a questa emozione e permettile di essere quanto ampia o quanto meglio puoi.
Questa istruzione può sembrare semplicistica, ma necessita di esserlo. Molti di noi
vivono nei nostri pensieri, immagini, e storie riguardo il passato ed il futuro, piuttosto
che essere consapevoli di come in realtà ci sentiamo in questo momento.
L’unico momento in cui noi in realtà possiamo fare qualcosa riguardo ciò che proviamo
(e, a tal proposito, riguardo i nostri affari e le nostre vite) è ORA. Non devi aspettare che
un sentimento sia forte per lasciarlo andare. Infatti, se provi un senso di intorpidimento,
piattezza, di nulla, disconnessione, o di vuoto interiore, questi sono sentimenti che
possono essere lasciati andare tanto facilmente quanto quelli più facilmente
riconoscibili. Semplicemente fai meglio che puoi. Più lavori con questo processo, più
facile sarà per te identificare ciò che tu stai provando
Passo 2 : Domanda a te stesso una delle seguenti tre domande:
Potrei lasciar andare questa azione ?
Potrei permettere a questa emozione di essere qui ?
Potrei dare il benvenuto a questa emozione ?
Queste domande ti chiedono semplicemente se sia possibile intraprendere questa
azione. “Si” oppure “No” sono entrambe risposte accettabili. Spesso lascerai andare
anche quando dici “no”. Meglio che puoi, rispondi alla domanda che hai scelto con un
minimo di pensiero, tenendoti alla larga dal dubitare te stesso o dall’entrare in un
dibattito interiore riguardo i meriti di quell’azione o delle sue conseguenze.
Tutte le domande usate in questo processo sono deliberatamente semplici.
Esse non sono importanti in quanto tali ma sono disegnate per puntarti verso
l’esperienza del lasciare andare, verso l’esperienza del fermare di resistere.
Vai avanti verso il Passo 3 a prescindere da come hai risposto alla prima domanda
Passo 3 : a prescindere da quale domanda tu sia partito, domanda a te stesso questa
semplice domanda: Vorrei Io ?In altre parole: Sono Disposto Io a lasciare andare ?
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Ancora una volta, tieniti alla larga meglio che puoi dal discutere. Inoltre ricorda che stai
sempre facendo questo processo per te stesso – con lo scopo di guadagnare la tua libertà
personale e chiarezza. Non importa quanto il sentimento sia giustificato, di lunga
durata, oppure giusto.
Se la risposta è “no”, oppure se non sei sicuro, domanda a te stesso: Preferirei avere
questa emozione, oppure preferirei essere libero ?
Anche se la risposta è ancora “no”, vai al Passo 4
Passo 4: Chiedi a te stesso questa domanda più semplice: Quando?
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Questo è un invito a lasciare andare semplicemente ORA. Puoi ritrovarti a lasciare
andare facilmente. Ricorda che lasciare andare è una decisione che puoi creare ogni
volta che tu scegli
Passo 5 : Ripeti i quattro passi precedenti tanto spesso quanto sia necessario affinché tu ti senta libero da quel sentimento particolare.
Probabilmente ti ritroverai a lasciare andare un poco di più su ogni passo del processo. I risultati all’inizio possono essere davvero lievi. Molto velocemente, se sei persistente, i risultati diventeranno sempre più notabili. Puoi scoprire di avere strati di sentimenti
riguardo un argomento particolare. Tuttavia, ciò che lasci andare è andato via per
sempre.
domade base per rilasciare
Qual é ORA la tua emozione ?
Potresti accoglierla/permetterla?
Potresti lasciarla andare ?
Vorresti lasciarla andare ?
Quando ?
. tratto da il metodo sedona di hale dwoskin———————————————————
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IL LAVORO DI BYRNE KATIE
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Fonte 1 http://it.artikeldirectory.com/127413_Oprah-e-Byron-Katie/
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Katie spiega che nella misura in cui tutti noi crediamo ai nostri pensieri, noi soffriamo di conseguenza.
Quando impariamo a mettere in discussione i nostri pensieri, abbiamo l’esperienza immediata liberazione e la libertà.
Chiamano questo livello di discussione, “L’Opera”.
Se mi amo e amo la mia esperienza e tutto nella mia vita, questi pensieri non devono essere modificati o messi in dubbio.
Katie ha detto che l’amore è il più alto standard di una mente equilibrata.
Ma i pensieri del tipo: “Lui non mi ama”, o “io non perda peso”, o “Io sono una persona cattiva”, o “Tu sei una persona cattiva,” sono pensieri dolorosi che si trattengono fino a quando non si attiva la luce della consapevolezza , in seguito alla quale semplicemente perdono la loro forza e significato.
Queste sono le quattro domande che Byron Katie utilizza per il suo processo di indagine, di ogni pensiero che porta sofferenza:
1) E ‘vero?
2) Posso con assoluta certezza, senza dubbio, dire che sia vero?
3) Come reagisco quando penso a questo pensiero?
4) Chi sarei senza tale pensiero?
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Poi il pensiero è voltato.
Katie ha detto che la difesa è il primo atto di guerra.
Quando poniamo queste domande, si verifica un cambiamento, una liberazione.
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Fonte 2 http://www.ilgiornaledellebuonenotizie.it/?p=1211
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Cambia_mente con 4 domande:
4 semplici step per smettere di soffrire
La tecnica di Byron Katie, scrittrice di bestsellers tra cui “Amare ciò che È: 4 domande che possono cambiare la tua vita”, basandosi sulla sua diretta e personale esperienza dimostra come tutta le sofferenza ha origine nei nostri pensieri e ci guida a sradicare le credenze che ci limitano e ci rendono infelici e a ritrovare la nostra libertà.
Il suo metodo è sconvolgentemente semplice, funziona così:
Il metodo
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Identifichiamo un pensiero che ci fa stare male in una frase breve e semplice come: Mia madre non mi capisce, i miei figli non mi rispettano, il mio corpo è orrendo etc.
Dopo aver scritto la frase poniamoci queste domande, e scriviamo le risposte:
1.E’ vero?
2. Posso affermare con assoluta certezza che sia proprio vero?
3. Come reagisco (emotivamente, psicologicamente, fisicamente etc) quando credo che questo pensiero sia vero?
4.Come sarebbe la mia vita se questo pensiero fosse completamente assente dalla mia mente?
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Sembra un giochino, ma produce dei risultati stupefacenti in fatto di consapevolezza e di rapidità di miglioramento, perchè alla fine il pensiero si capovolge automaticamente.
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Vediamo un esempio pratico per capire meglio.
Poniamo che il pensiero doloroso sia “Mio marito dovrebbe amarmi e rispettarmi di più″.
Procediamo con le domande
1.E’ vero?
Si.
2. Posso affermare con assoluta certezza che sia proprio vero?
Si.
3. Come reagisco (emotivamente, psicologicamente, fisicamente etc) quando credo che questo pensiero sia vero?
Mi arrabbio, sono frustrata, mi chiudo in me stessa. Reagisco con stizza, mi rifiuto di parlare e di mostrare la mia parte vulnerabile. Mi autocommisero e provo rancore e risentimento verso di lui, specialmente quando non se ne accorge nemmeno.
4.Come sarebbe la mia vita se questo pensiero fosse completamente assente dalla mia mente?
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Se non avessi mai pensato che mio marito dovrebbe amarmi di più, sarei felice, grata e soddisfatta. Vivrei la mia vita facendo tranquillamente le mie cose senza preoccuparmi del fatto che gli altri debbano rispettarmi o amarmi di più. Non mi accorgerei nemmeno del problema e non stresserei me stessa e mio marito con questa richiesta.
Se senza questo pensiero ottengo questo risultato riesco a trovare un valido motivo per continuare a trattenerlo nella mia mente? La risposta dovrebbe essere ovvia.
E ora, quello che Byron Katie chiama il turnaround, cioè il capovolgere il pensiero.
Un possibile capovolgimento è “mio marito non dovrebbe amarmi e rispettarmi di più″. Può essere vero?
Si. In fondo lui mi tratta con amore e rispetto a modo suo. Lui è come è.
Un altro possibile capovolgimento è “Dovrei amare e rispettare di più me stessa”. Può essere ancora più vero?
Si! Se mi amo e mi rispetto di più farei delle cose per me stessa che mi permetterebbero di apprezzarmi di più e di sentirmi più soddisfatta invece di preoccuparmi di come mi trattano gli altri.
Potrei diventare onesta con me stessa ed essere più aperta a mostrare i miei veri sentimenti condividendoli con mio marito senza la paura che possano essere usati contro di me.
Non mi vergognerei per come mi sento, ma proverei amore per me stessa e ascolterei con amore ed empatia per come si sente lui.
A questo punto diventa disarmante ed evidente come questa semplicissima tecnica di indagare la verità dei propri pensieri porti ad un accorgersi di quanti fraintendimenti e stereotipi ci rendano schiavi e contaminino i nostri rapporti con noi stessi e con gli altri.
Questa tecnica, che Byron Katie chiama “the work”, cioè “il lavoro”, non è concepita come aiutino “una tantum”, ma è applicabile a praticamente tutti i pensieri che ci causano dolore e angoscia e rappresenta un nuovo modo di pensare vero e proprio!
Continuando a indagare i propri pensieri attraverso “The work” diventa sempre più chiaro quanto prendersi la responsabilità delle proprie azioni e reazioni sia molto meno stressante e doloroso di aspettarsi che gli altri e le cose cambino magicamente a nostro vantaggio. Avete una vaga idea di ciò che potrebbe significare una simile svolta?
Diana Migliano
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