Mettendo in ordine i cassetti ho ritrovato questo mio racconto di parecchio tempo fa IL SOGNO ditemi che ne pensate, potrei scriverne ancora

Da Tizianacurt @TIZIANAPOESIA

IL SOGNO

Dalla radiosveglia si diffuse una sgradevole melodia: Rita sobbalzò allungò una mano per spegnerla pensando che avrebbe dovuto decidersi a regolare la suoneria. Ripiombò pesantemente sul cuscino cercando di trattenere ancora per qualche momento il filo del sonno.

Stancamente, sospirando si diresse verso la doccia, svogliatamente s’infilò sotto il getto dell’acqua; fu pronta in poco tempo. Mentre si preparava il caffè riaccese la radio, rispengendola subito, maledicendo il tempo sempre troppo breve.

Di corsa entrò nella sua auto senza guardarsi intorno e si diresse verso il suo lavoro come ogni giorno, come sempre senza entusiasmo, sbadigliando annoiata.

C’era qualcosa di nuovo intorno a lei ma non riusciva a percepirlo con chiarezza, avvertiva solo una strana sensazione di disagio.

A metà strada si fermò di colpo. Si era resa conto che nel viale mancavano gli alberi. I meravigliosi Celtis dai bianchi tronchi maestosi e dalle vibranti foglie erano spariti; non c’era niente, più niente, solo facciate di case grigie e nude di anonimi palazzi sconosciuti, senza fiori sui balconi, senza panni stesi ad asciugare, senza colori.

Pensò di aver sbagliato strada, proseguì adagio per rendersi conto di dove fosse, cercava un’indicazione, una targa, fu allora che notò anche il silenzio …

Nessun rumore, le auto scivolavano come se non avessero ruote, come se non avessero motore, e intorno non c’erano persone, eppure era l’orario di apertura delle scuole, avrebbero dovuto esserci i bambini … invece nessuno, la strada era deserta.

Fu allora che si accorse che anche la sua auto non emetteva nessun rumore, nemmeno un ronzio, niente.

Si fermò bruscamente, staccò le mani dal volante guardando il cruscotto come se lo vedesse per la prima volta; una voce computerizzata le chiese se doveva inserire la guida automatica.

Rita si scosse, riavviò il motore e si diresse verso le colline, fuori dal centro abitato, velocemente sempre più veloce.

In breve si lascò la città alle spalle, ma oltre le case non c’era che una sterminata distesa di polvere grigia, un’enorme. sconfinata pianura di sabbia, nuda e grigia.

Dov’erano andati i prati, i campi, gli alberi, e soprattutto perché non c’erano i colori …

Lentamente vide accendersi l’orizzonte di colori allucinanti e violenti, sfumavano dal rosso al violetto e si espandevano tutto intorno. Un vento caldo e appiccicoso si alzò improvvisamente, soffiando sempre più forte alzando nuvole che le impedivano di respirare.

Precipitosamente girò l’auto e tornò verso la città correndo sempre più forte, intorno a lei il paesaggio si sgretolava, i muri delle case cadevano silenziosamente in nubi di polvere rossiccia che copriva ogni cosa e le impediva di proseguire. Era in preda al panico, si fermò e rannicchiandosi sul sedile, pianse.

Una luce fortissima, accecante, la investì insieme ad un fortissimo vento caldo come l’inferno …  poi, il buio.

Riaprì lentamente gli occhi, sopra di lei c’era il soffitto giallino della sua stanza rigato da strisce di luce che filtrava dalle persiane della finestra.

Si voltò sudata verso la sveglia, segnava le 06,40…

Dietro al comodino la tenda si muoveva lentamente, leggera e rassicurante.

Si alzò di scatto, era stato un sogno, solo un sogno.

Velocemente si diresse verso la finestra, spalancò le persiane sulla luce, dovette coprirsi gli occhi con le mani per guardare il cielo … in alto sopra di lei, brillavano due bellissimi soli.

Tiziana Curti