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Mezzi sicuri per ammazzare un paese: centrali nucleari, ponti sullo stretto, Olimpiadi...

Creato il 17 dicembre 2014 da Tafanus

Quando ho sentito l'Annunciatore dire che avrebbe candidato l'Italia per le Olimpiadi 2024, ho pensato che stesse solo lanciando una minchiata a mezz'aria "per vedere l'effetto che fa"... Invece parlava sul serio, e non c'è niente di più comico del nostre venditore di pentole antiaderenti quando parla sul serio.... Con rarissime eccezioni, le Olimpiadi sono senza alcun dubbio il sistema più sicuro: quasi infallibile.

Ieri, su Repubblica cartaceo, c'erano due articoli che sembravano sostenere tesi opposte, solo che ad una lettura attenta mi è sembrato che sostenessero con sistemi diversi tesi molto vicine. L'articolo apparentemente favorevole era di Francesco Merlo, quello nettamente contrario era di Federico Fubini, uno degli ultimi giornalisti politici dalla testa lucida rimasti su Renzubblica.

Mezz'ora fa, mi accingevo a pubblicare i due articoli "side-by-side". Con grande sorpresa, ho scoperto che i due articoli erano già spariti dall'edizione online. Strano... perchè in genere gli "articoli d'autore" resistono in home-page per qualche giorno... Invece li ho dovuti cercare nell'archivio, come roba di un mese fa. Quello di Fubini l'ho trovato sotto due titoli monchi: uno si apriva, l'altro no. Quello di Francesco Merlo invece era in archivio, ma cliccando sul titolo di apriva questo disarmante annuncio:

Merlo-olimpiadi

Per fortuna Francesco Merlo ha un suo blog, sul quale archivia tutta la sua produzione, salvandosi da queste strane "sepolture in vita" di Renzubblica. Quindi, per fortuna, riesco quindi a mettere in fila i due articoli. Eccoli:

La candidatura di Roma per il 2024 - Olimpiadi per non morire (di Francesco Merlo)

Francesco-merlo
Le Olimpiadi per non morire. Sembrerebbe, questa candidatura ai giochi del 2024, l’ultima cosa da fare. E invece è la prima. E non per la vanagloria dell’Italia dei carini con la retorica del made in Italy esibita ieri da Giovanni Malagò, tedoforo dell’opacissima trasparenza del Coni. Né si può fingere, come ha fatto il sindaco Marino, che Roma “città per bene” non somigli a Buzzi e Carminati e sia solo vittima e non anche complice, forse persino peggiore di loro.
Il punto è che quando tocchi il fondo solo il superfluo trascina il necessario. E Roma, che da sola non ce la fa, ha bisogno delle Olimpiadi per rinascere o fallire. E il 2024, che non è poi così lontano, può diventare il nuovo Giubileo, il piccolo Big Bang della città smarrita che si ritrova nell’ universo dello sport.
Sconvolgendo, per cominciare, l’arretratezza del sistema viario e il degrado del manto stradale, Roma può diventare più Roma, perché le Olimpiadi accelerano e parificano, e puliscono pure le strade. E anche con i bilanci in rosso sarebbero comunque ricchezza, risorse, opportunità, nuovi posti di lavoro, il riscatto di una città che è la grande bellezza svillaneggiata dal mondo perché “la corruzione a Roma – ha scritto il New York Timessolleva nuove domande circa la capacità dell’Italia di riformarsi”. E le Monde ha parlato di una grande piovra nera. Insomma Carminati e Buzzi degradano a suburra non una città ma il cuore dell’Italia, il suo essere Universo senza frontiere e in perenne esposizione. E qui si capisce bene che se l’Expo ‘espone’ Milano nel senso che la mette a rischio perché nella lingua italiana ‘esposizione’ è anche il conto bancario scoperto, ed ‘esposto’ è l’avvio di un’azione giudiziaria, le Olimpiadi di Roma esporrebbero l’intero paese, la macchina della nuova Italia, lo Stato, il governo Renzi che, per la prima volta, si misurerebbe con la concretezza di un ottimismo sinora soltanto declamato. Il “cambia verso” qui diventerebbe cantieri, treni e navette, ex mercati da trasformare in stadi, il ripristino dell’Accademia della scherma di Luigi Moretti e di tutto il Foro Italico che sarebbe un magnifico parco olimpico, del Velodromo, della città dello sport mai finita con le piscine di Calatrava, qualche nuovo Palazzetto, edifici in disuso da far diventare arene, ex cinema da riadattare …

Non affari per i soliti costruttori-corruttori, per la canea avida degli speculatori e palazzinari romani che non appena ieri Renzi e Marino e Malagò hanno pronunziato la parola Olimpiadi si sono leccati i baffi di cemento, ma “la svolta buona” della grazia e della sapienza edificatoria combinata con l’intelligenza urbana e sorretta dall’interesse economico lecito. Insomma, un’operazione laica, simbolica e keynesiana, la fine di un lungo ciclo di handicap, come avvenne nel 1960 nella Roma del miracolo economico; a Barcellona che smise di essere provincia; a Torino, che i giochi invernali restituirono alla cultura e all’eleganza; a Tokio che nel’ 64 divenne metropoli globale, a Sydney che si trasformò in capitale dell’energia ambientalista, e persino a Monaco che nel ‘72, nonostante la strage del Settembre nero, si fece vetrina della nuova economia bavarese.
Certo, ci sono anche città che non ce l’hanno fatta e cito per tutte Atene, il cui default cominciò con i cinque cerchi. Tanto più che a Roma qualsiasi investimento oggi corre il rischio della mafia. Ma forse, contro la mafia, non bisognerà più investire a Roma? Dobbiamo abbandonare la capitale d’Italia? E non sarebbe, il rinunciare al progresso e allo sviluppo per paura della mafia, la maniera più vile di arrendersi alla mafia?
Per alcuni la mafia cresce nella povertà e nel sottosviluppo, per altri nella ricchezza e nello sviluppo, ma dovunque si combatte con polizia e magistratura, con la dura pazienza della politica, con l’eroismo dell’impegno quotidiano, con il rischio d’impresa che è fatto di innovazione e perciò anche di Olimpiadi.

Una scossa tellurica per ricominciare, dunque; per guardarsi allo specchio, farsi il chek-up e progettare il proprio futuro in competizione, pensate, anche con Parigi, che ha posto la candidatura dopo che le Monde aveva chiesto ai francesi se fosse meglio “l’Expo del 2020 o le Olimpiadi del 2024 per uscire dalla crisi e togliersi di dosso il pessimismo” .
Più scaltro Marino vuole togliersi di dosso er cecato e sfilarsi dal mondo di mezzo. E c’è il rischio che Renzi creda di cavarsela con l’ennesimo annuncio. Tanto il 2024 è lontano. E invece bisognerebbe riuscirci davvero a gareggiare , in trasparenza , con il resto del mondo. E sarebbe fantastico che partendo in coda vincessimo l’eterno derby perché “le palle di nuovo gli girino” a loro che soffrono dell’antichissimo “complesso di Vercingetorige”, il gallo che già una volta le buscò.
Ma, appunto, questa è solo scienza triste. John Maynard Keynes diceva che sarebbe «splendido» se gli economisti riuscissero a essere «umili e competenti come dei dentisti», perché non lo sono. Ma anche altri aspetti della vita di una nazione permettono di dubitare della praticabilità di una candidatura di Roma. Il governo la presenta mentre fa i conti con sconvolgenti casi di corruzione emersi quasi ovunque ci siano lavori pubblici, anche di consistenza minima.

I miliardi del Mose di Venezia, i commissariamenti decisi per alcune delle grandi imprese dell'Expo, il racket degli appalti che ha trascinato il Comune di Roma al default e poi ha continuato ad infierire. È vero che, come ha ricordato ieri il commissario anti-corruzione Raffaele Cantone, le Olimpiadi di Torino hanno dimostrato che anche in Italia possono svolgersi grandi eventi nella legalità. Ma su questo fronte il Paese ha già fatto abbastanza per essere credibile? Toccherebbe al comitato promotore di Roma 2024 spiegarlo ma, malgrado la svolta pubblica del premier Matteo Renzi, sembra che non sia ancora ben formato né abbia un proprio budget da spendere.
A discolpa di Roma, va detto che non tutto finirebbe lì. Competizioni si terrebbero a Milano, Napoli e a Firenze, per qualche ragione, andrebbe la pallavolo. L'ultima volta che la città ha vinto uno scudetto in questa disciplina correvano gli anni ‘70 e andò alle ragazze dello Scandicci: metafora perfetta del lavoro che resta da fare per tornare credibili. Di solito le Olimpiadi migliori e più fertili di crescita futura sono sempre andate a città risorgenti: Londra dalla grande crisi, Pechino dalla povertà, Barcellona da 40 anni di franchismo. Roma e l'Italia risorgenti non lo sono ancora: se quei soldi ci fossero, dovremmo forse spenderli per ridurre le tasse, cambiare la giustizia, in modo da ridare lavoro stabile agli italiani. Allora saremo pronti a candidarci di nuovo ai Giochi, per festeggiare la nostra rinascita un'estate intera.
Franesco Merlo

Insomma, l'articolo di Merlo - che a leggere solo i titoli e l'incipit sembrava favorevole, alla fine si rivela per quello che è: una sfilza di dubbi sulle capacità etiche, economiche, organizzative del nostro paese di cialtroni, e sulla "reliability"del venditore di pentole. Il 2024 è lontano, ma il 2015 (anno entro il quale bisogna formalizzare e garantire l'impegno), è domani. Sarà per questo che l'articolo di Francesco Merlo è sparito non solo dalla home-page, ma anche dall'archivio di Renzubblica? Tafanus

Olimpiadi 2024: un disastro annunciato che affosserà i bilanci (di Federico Fubini - Repubblica)

Federico-fubini
Sedici anni fa, un ministro del Tesoro chiamato Carlo Azeglio Ciampi firmò un impegno a nome dell'Italia: avrebbe coperto spese fino a due miliardi di euro (in denaro attuale) per una città che si candidava alle Olimpiadi d'inverno. Torino. E quando i delegati del comitato promotore andarono in Australia per farsi conoscere, si resero conto che mancava un tassello: dovettero stampare nuove brochure, con inclusa una mappa d'Europa nella quale Torino era chiaramente situata rispetto a Roma, Milano, Parigi.

Quella città candidata andava rimessa sulla carta del mondo, perché ne era sparita dopo i lunghi anni di crisi della Fiat. Non c'è dubbio che questa sia un'assonanza con la proposta di Roma per le Olimpiadi estive 2024, avanzata dopo sei anni di recessione italiana, ma i parallelismi finiscono qui. Non solo perché a Roma si possono rimproverare molti difetti, ma non di non essere già sulla carta. In realtà anche la scienza triste, l'economia, fa sorgere dubbi sulla praticabilità della candidatura di un Paese che oggi ha un debito al 130% del Pil: sei volte più alto rispetto a quando ospitò le prime Olimpiadi romane nel 1960.
I conti sono sotto gli occhi di tutti. Le Olimpiadi d'inverno di Torino alla fine sono costate 5 miliardi di euro, per metà coperti da denaro pubblico, mentre per quelle estive il successore di Ciampi, Pier Carlo Padoan, dovrebbe sottoscrivere una garanzia di copertura fra le tre e le dieci volte superiore. Un "pagherò" (se vince Roma) che va dai sei ai venti miliardi di euro e va firmato non fra dieci anni ma fra dieci mesi, quando le proposte andranno depositate.
I Giochi estivi più economici ed efficienti della storia recente, Londra 2012, sono costati circa 160 euro in media per ogni suddito di Sua Maestà, 12 miliardi di euro di denaro pubblico, e restano un raro esempio di gestione oculata. Per molti altri eventi del genere, secondo le stime del National Geographic , le previsioni iniziali di spesa sono state regolarmente sfondate: a Pechino 2008 del 4%, ad Atene 2004 del 60%, a Sydney 2000 del 90%, ad Atlanta del 147% e a Barcellona 1992 del 417%. Montreal 1976 ha impiegato tre decenni a rientrare dai costi.
A Roma, dove la società di trasporto pubblico locale ha chiuso senza perdite un solo bilancio negli ultimi 11 anni, come finirebbe? Se la storia dell'Expo di Milano 2015 insegna qualcosa, finirebbe in senso opposto a Atene, Atlanta, Sydney, o agli sprechi dei mondiali di calcio Italia ‘90. Invece di pagare troppo, per mancanza di risorse Roma rischia di poter spendere molto meno di quanto previsto e di quanto necessario. All'Expo di Milano sta già succedendo, con la Regione e il governo che gareggiano nel trattenere e negare i finanziamenti, mentre l'evento promette di essere meno ricco e attraente del previsto.

Federico Fubini - Repubblica

In memoria di "Italia '90"

Questo immenso scheletro di cemento si trova a cavallo tra i comuni di Milano e Ponte Lambro. Costruito per i mondiali di calcio del 1990, non è mai stato finito e 20 anni dopo rimane vuoto e abbandonato.  Un servizio di Chantal Dumont e Leandro Diana, con l'aiuto di Luca Ragone.

Vi lascio con questo incubo, e con una buona notizia fresca di giornata: oltre alla candidatura da ridere dell'Italia, da oggi non c'è solo quella di Parigi, ma anche quella di New York. Possiamo sperare. Di non farcela.

Tafanus

2312/1030/1900

 


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