Affermazioni cha hanno il sapore di giustificazioni nello spiegare la differenza di risultati tra nord e sud. Risultati differenti che hanno origine, però, dalla mancanza di “pari opportunità” o “uguaglianza nei punti di partenza” (starting gate equality). La diseguaglianza è nella differenza di accesso e sviluppo alle infrastrutture che permettono alle merci di viaggiare, ai processi di svilupparsi e alle persone di formarsi. Questo divario, oggi più che mai, tende ad allargarsi piuttosto che a restringersi. Il Governo, infatti, ha aggiornato il contratto di programma -2012-2016 con le ferrovie, finanziando investimenti per 8971 milioni. Specifici investimenti per le città di Roma, Firenze, Milano, Torino e Bologna per migliorare l’accesso dei treni e permettere l’ingresso e la partenza di un convoglio ogni tre minuti. Previsti interventi per migliorare i collegamenti ferroviari con gli aeroporti di Genova, Milano Malpensa, Bergamo, Venezia, Roma Fiumicino e Catania, ma allo scalo siciliano mancano i binari e non sono previsti interventi per la realizzazione. Nel trasporto regionale, previsti interventi in Calabria, Campania, Puglia e Sardegna Sicilia per un totale di 296 milioni. E in Toscana previsti 415 milioni per la Pistoia-Lucca. C’è anche il potenziamento dei porti di Genova e Trieste per intercettare i nuovi traffici che viaggiano nel Mediterraneo dopo il raddoppio del Canale di Suez e adeguare i binari per il trasporto dei semirimorchi sui treni. Con l’aggiornamento del Contratto di Programma , l’intero quadro ammonta a investimenti pari a quasi 74 miliardi cui quasi 14 al Mezzogiorno.
Il Sud dimenticato dalle mappe della politica
Queste dinamiche non sono accidentali ma sono cumulative, tendono a ripetersi e ad amplificarsi.Al pari dei treni, infatti, anche il digitale mostra delle diseguaglianze nette. I finanziamenti per la infrastrutturazione digitale, con la banda ultralarga, saranno dirottati verso le Regioni del Centro-Nord grazie a un “escamotage” che “ricompensa” le regioni del Sud (alle quali spettava l’80% delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione ) con futuri interventi che prevedono opere di varia natura. Ma anche il capitale umano è un settore importante su cui investire, attraverso la scuola e l’università. L’Italia ha preferito investire poco e anche male, a leggere i resoconti e rapporti. Sempre meno giovani del Sud si iscrivono all’università. Tra questi, moltissimi lo fanno in università del Centro e del Nord e qui rimangono. E il tasso di emigrazione di quelli che si laureano nelle università del Sud è alto. Diminuiscono i docenti, le immatricolazioni e la crisi impedisce a tanti di poter affrontare i costi di un percorso universitario. Ma quello che fa più pensare è il disegno che si sta realizzando in Italia di una cesoia sociale-territoriale con università di serie A , tutte al nord, e università di serie B nel resto del Paese. E il Mezzogiorno si sta giocando la sua futura classe dirigente e il suo sviluppo economico. Tutto quello che è stato spesso derubricato a Questione Meridionale, con fenomeni di ritardo causati da dinamiche sociali, è in realtà una mancata visione di un sistema paese nel suo insieme. E’ mancato il “ Pensiero Meridiano” , ben individuato da Franco Cassano. Nessuna crescita può avvenire in un territorio se c’è svalutazione e legittimazione di quello stesso territorio.
Trasporti, digitale e capitale umano sono le tre infrastrutture su cui ci siamo giocati il recente passato e rischiamo seriamente di perderci il futuro. E non solo del Mezzogiorno. Se si vorrà un’ “uguaglianza nei risultati” bisognerà lavorare sulle “uguaglianze nelle opportunità “.
di Giuseppe Melillo Cosmopolitica, Roma, febbraio Link