Mi affaccio al balcone (senza essere il Duce)

Creato il 12 ottobre 2011 da Sogniebisogni

Latitudine Böcklin è un’opera di Fabrizio Clerici

Non solo dicono che i sogni sognati all’alba siano i più sinceri, ma anche che gli incubi al sorgere del sole non soltanto siano i più menzogneri, quanto profondi come pozzi incatramati, con pareti talmente viscide che è impossibile venirne fuori. Cerco invano di svegliarmi dal decubito di un delirio logoro, troppo sognato, senza aspettare che mi si presenti davanti un fantomatico Morpheus a recarmi pillolette rosse o blu che comunque trangugerei di botto e a manciate nella speranza di far cambiare di un’oncia la situazione. Dritto sul cassero del balcone condominiale, come uno stoico Olandese Volante, al massimo posso permettermi l’Aulin e qualche ansiolitico, col risultato a lungo termine di farmi un buco nello stomaco e gonfiare il fegato a guisa di gommone da contrabbandiere col quale risalire in faticosa controcorrente il fiume giallastro delle transaminasi.

A destra scorre il fiume di lamiera della Via Tiburtina, lento e melmoso, diretto a disperdersi nei mille rivoli di diecimila tinelli dell’Ikea con schermi piatti che riversano altro piattume nelle teste piatte di gente che pensa solo al piatto dove sputa (come sempre vuoto nei secoli dei secoli). Davanti a me un assaggio di facciata condominiale, umiliata dal ritmo razionalista cadenzato in sincrono di 20 balconcini rugginosi, malamente decorati con cespi erbacei e cassoni penzolanti dell’aria condizionata. In trasparenza il nulla dal quale è emerso l’universo e che ancora fa capolino fra le spatolate di materia inopinatamente distribuite in giro dal funesto demiurgo. A sinistra, cosa ve lo dico a fare? Si stende la storia. Un deserto di sterpaglie dove presto qualcuno giurerà di aver avvistato un roveto ardente, un’assunzione corpo e beni, una trasfigurazione raffaellesca virata seppia. Il circo equestre rivoluzionario si è fermato in Via Nazionale con la Guzzanti e il Gabibbo, mentre la camorra morganatica che si incarognisce a governare la derelitta carcassa del paese è chiusa nel bunker senza alcun controllo. Non un progetto contro l’altro armati, quanto un nulla ripieno di narcisismi romantici che sfida le furberie scapiniane dell’eterno Bertoldo Scilipoto, in un imponderabile derby tra Nani e Ballerine.

Per oggi ho messo fuori la testa a sufficienza. Meno male che fa ancora bel tempo e amen.