Mi auguro che la Procura di Brescia

Creato il 25 aprile 2014 da Malvino

Mi auguro che la Procura di Brescia abbia già aperto un fascicolo sul cedimento strutturale del Crocifisso eretto sul Dosso dell’Androla, a Cevo, in Valcamonica, perché si arrivi, possibilmente in tempi brevi, ad accertare chi siano i responsabili della morte del 21enne che vi è finito schiacciato sotto. Non vi è dubbio, infatti, che non si sia trattato di tragica fatalità, ma di omicidio colposo, e che quindi sia doveroso valutare nelle opportune sedi a chi vada addebitato, piuttosto che lasciarsi andare a stravaganti elucubrazioni sul più attendibile significato racchiuso del simbolico dell’evento, come tanti sembrano credere sia la sola cosa necessaria, oltre che possibile. Saranno i giudici a stabilire in quale misura la colpa debba essere attribuita a chi ha voluto quello sproposito alto trenta metri e pesante diverse tonnellate, a chi ha condotto le perizie tecniche che hanno dato il non obstat, a chi ne ha autorizzato l’installazione, a chi l’ha progettato e a chi l’ha costruito, ma fin d’ora, dinanzi a quanto è accaduto, ci è lecito evidenziare un dato incontestabile: a fare il morto è stata quella smania di grandiosità che dall’ardito schizzo di un artista contagia, per ragioni assai diverse ma tutte convergenti, alti prelati, amministratori della cosa pubblica ed esecutori d’opera. Mi azzarderei a dire che Marco Gusmini è morto da vittima sacrificale sull’altare attorno al quale trafficano preti che pensano di poter disporre del denaro pubblico per scimmiottare le committenze d’arte dei porporati del Rinascimento, sindaci che li assecondano (nella migliore delle ipotesi) per dare visibilità internazionale al paesino, titolari di imprese affamati di commesse pubbliche e artisti con la fregola mistica.

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