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Mi chiamo Rouhie. Vorrei raccontarti come sono finita in carcere nell’Iran di Rouhani…

Creato il 14 marzo 2016 da Nopasdaran @No_Pasdaran

rouhieh

La bella ragazza della foto qui sopra si chiama Rouhie Safajoo. Rouhie ha appena 20 anni, ma in Iran – nell’Iran Khomeinista – da quanto e’ nata ha commesso un crimine senza perdono: Rouhie e’ Baha’i.

Essere Baha’i in Iran non significa, come in altre parti del mondo, professare una diversa religione – tra le altre cose antichissima – rispetto a quella della maggioranza. No: essere Baha’i nella Repubblica Islamica significa essere parte di una “setta peccaminosa”, da perseguitare e condannare.

Per questo, i Baha’i in Iran sono considerati cittadini di serie B – talvolta neanche cittadini – contro i quali lo stesso Khamenei ha emesso una fatwa che vieta agli “iraniani puri” di avere contatti sociali con loro (No Pasdaran). Ai Baha’i, quindi, non solo e’ vietato l’accesso alla pubblica istruzione, ma anche la possibilità di svolgere numerose attività professionali (No Pasdaran). In quelle che possono svolgere, secondo la legge, devono guadagnare meno degli “iraniani di Serie A”. Teoricamente, ma solo teoricamente, l’articolo 19 Parte III della Costituzione iraniana, stabilisce l’uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dalle origini tribali o etniche, davanti alla legge. Purtroppo, pero’, questo stesso articolo non stabilisce l’uguaglianza davanti alla legge al di la’ delle differenze religiose. I Mullah, infatti, ammettono l’esistenza di sole tre minoranze riconosciute (Ebrei, Cristiani, Zoroastri), a cui tra le altre cose spetta una posizione di secondo piano (hanno diritto ad un seggio in Parlamento, ma non hanno diritto ad un numero di seggi libero, in base alle capacita’ e ai risultati di libere elezioni…).

Rouhie Safajoo, nonostante le discriminazioni, si e’ iscritta agli esami per l’ingresso all’Universita’ nel 2014. Purtroppo, una volta scoperto che Rouhie era Baha’i, i risultati del suo test di ammissione non sono mai arrivati. Ovviamente e coraggiosamente, Rouhie si e’ arrabbiata e ha deciso di protestare.

L’Organizzazione per i Test Nazionali ha invitato Rouhie ad inviare la sua protesta al Ministero della Scienza. Anche qui, ovviamente, la giovane ragazza non ha avuto alcuna risposta. Per questo, testardamente, Rouhie si e’ rivolta addirittura a dei membri del Parlamento e allo stesso ufficio del Presidente Hassan Rouhani (Iran Wire). Nulla. Neanche il diritto all’attenzione che il suo caso meritava. Per questo, Rouhie ha deciso di usare Facebook per denunciare quanto le stava accadendo e di sostenere la campagna internazionale “Education is not a Crime) (Facebook).

Il regime faceva solamente finta di non vedere l’attivismo di Rouhie Safajoo. Mentre la politica restava indifferente al suo caso, infatti, le forze di sicurezza la mettevano nel mirino. Cosi, quando Rouhie nel 2015 ha deciso di ripresentarsi nuovamente all’esame per l’ammissione all’università, la spia sul suo nome e’ diventata rossa.

Rouhie Safajoo non ha mai ricevuto neanche il risultato del suo esame di ammissione del 2015. L’8 Marzo del 2016, nel Giorno della Donna, Rouhie e’ stata fermata dalla polizia iraniana e portata nel carcere di Evin. 

Tutto questo nell’Iran di Hassan Rouhani…



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