Mi dispiace che Cuperlo si sia dimesso e mi dispiace che il dibattito sulle Riforme – che giace sepolto da decenni e che il nuovo corso, in poco più di un mese, ha accelerato come MAI accaduto prima d’ora – sia oscurato da altro che non sia il dibattito politico.
Non penserò mai che si debba seguire un capo come prima non tolleravo i caminetti, le brodaglie politiche per non fare mai nulla. Non mi vergogno di discutere di Riforme con Berlusconi perché altrimenti non usciremo mai dal berlusconismo. Mi vergogno dei ventianni che abbiamo perso. Mi vergogno dei giovani precari, delle madri senza maternità, dello sfacelo del suolo. Dei genitori che portano la carta igienica da casa o dei disabili che chiedono elemosina ai semafori. Mi vergogno di questo.
Matteo poteva risparmiarsi quella battuta è vero. Cuperlo parlava a nome di un’area e condivido ciò che dice Civati: non era un nome adatto per la presidenza, lodevole tentativo, fallito.
Come Cuperlo poteva risparmiarsi la battuta sulla gestione del partito, forse fatta in modo più elegante, ma gravissima (e che continua nel solco della demonizzazione di Matteo Renzi rispetto ad una certa superiore identità degli EX PCI) visto che la direzione è stata convocata due volte proprio per dare modo a tutti di discutere.
Il peso di tutte queste responsabilità cade su tutti noi, nessuno escluso. Non solo sulle spalle di Renzi, ma sul verso che faremo prendere al nostro modo di stare insieme, più schietto di prima e forse per questo più aspro, ma a mio avviso più proficuo per il Paese. Abituiamoci a discutere in modo più duro, ci farà bene.
p.s. sul tema della vergogna ho risposto qui su. Sul tema delle preferenze ho risposto in direzione e nel mio post di riflessione sulla legge elettorale. Sul tema dell’incostituzionalità basta andare a leggersi la sentenza. Le liste corte con collegi piccoli daranno “territorialità”, anche se voglio capire bene la questione resti. Così come il doppio turno dovrebbe legittimare il premio di maggioranza.