Mi illuderò che sia Banca di casa mia

Creato il 13 dicembre 2015 da Albertocapece

Nel 2006 ebbi un insperato colpo di fortuna: mi arrivarono dei soldi sui quali avevo già messo una croce sopra, il pagamento per un lavoro svolto due anni prima. Così divenni piccolo risparmiatore e investii metà della somma in un fondo consigliatomi dalla banca, mentre con l’altra metà mi decisi a sperimentare le prime tecnologie del trading online, pur non avendo mai comprato un azione in vita mia. Naturalmente fui prudente e mi feci un giardinetto con un po’ di It, un po’ di  bio tecnologie medicali, un po’ di assicurativi, un po’ di energia: insomma un insieme sul quale c’era la minima probabilità di perdere. Fui fortunato visto che era periodo di bolla precrisi e dopo sei mesi avevo guadagnato in netto il 6 per cento. Ma nello stesso periodo il fondo della banca aveva accumulato un guadagno lordo attorno allo 0,7 per cento, vale a dire 10 volte di meno.

Mi chiesi come fosse possibile che i professionisti della banca potessero trarre un così misero risultato rispetto a quello realizzato da un assoluto principiante che dopo la seconda ora aveva rinunciato a leggersi le pappardelle noiose e anche un po’ cretine delle società di rating, per abbandonarsi all’istinto. E la risposta mi arrivò sussurrata e confidenziale dopo qualche tempo: la banca (una delle maggiori in Italia) vendeva ai clienti tre tipi di fondi, ma operava esclusivamente attraverso un quarto fondo: alla fine della giornata se le cose erano andate bene distribuiva le briciole sui prodotti finanziari dei clienti, se erano andata male, scaricava su quelli tutte le perdite.

Ho voluto raccontare questo aneddoto personale per dire che non mi sono affatto stupito del raggiro operato dalle quattro banche fallite e malamente salvate. Ciò che mi ha indignato è il capolavoro di nequizia raramente raggiungibile: da una parte si sono colpiti i piccoli risparmiatori che illusi dall’esca golosa dei profitti, sono stati indotti a comprare obbligazioni subordinate e azioni di banche in mano a veri e propri ladri che rimarrano inpuniti galantuomini. Ma questo, si sa, lo vuole l’Europa, la quale vuole anche che a partire dal primo gennaio 2016, che siano pure  i correntisti a pagare il prezzo dell’illusionismo e dell’immoralismo finanziario. Del quale peraltro anche la stesa Ue fa parte integrante e diligente: quando pigola che l’investitore deve essere al corrente del livello di rischio non fa che mentire innanzitutto perché il rischio finanziario per sua stessa natura non può essere precisamente stabilito e poi perché esistono mille metodi per nasconderlo, manometterlo  o gestirlo a favore del sistema finanziario stesso. Se poi si estende tutto ciò al semplice correntista, del tutto ignaro per definizione di ciò che fa la banca siamo al colmo dell’ipocrisia e della follia. Il resto lo vogliono i padroni del vapore italiani, Renzi in testa con le sue famiglie di riferimento direttamente implicate. Ed è un resto che scorpora i debiti e le malefatte in una bad bank, concede alle banche nazionali  la gestione (di fatto l’acquisto) delle parti ancora sane degli istituti di credito, ma con la garanzia da parte dello stato su ciò  che Unicredit, Intesa e Ubi stanno sborsando per il salvataggio, prima che gli 8,5 miliardi di debiti possano essere spalmati su tutto il sistema creditizio. Risultato: gli sportelli delle quattro banchette finiranno nelle mani dei grandi istituti a costo e rischio zero. E alla fine saremo noi a pagare, ignari correntisti della truffa globale. In ultimo il salvataggio è avvenuto in extremis, prima del Capodanno 2016, nel quale scattano le regole Ue del bail in che compensano obbligazionisti e  correntisti costretti a salvare l’istituto con azioni del medesimo, il che rischierebbe di sottrarre potere all’opaca regione tra finanza e politica come le vicende della Carife, ampiamente gestita da Franceschini, potrebbero insegnare.

Insomma il governo opera  con le stesse logiche e la medesima sfacciataggine con le quali hanno operato le banche salvate:  cosa che pensando a certi ministri è del tutto coerente. Ma tutte queste non sono che furbate dentro una menzogna globale che cerca di nascondere il fallimento del neo liberismo: dove mettiamo i 350 miliardi di sofferenze e crediti deteriorati in mano alle banche italiane che nessuno è in grado di pagare o le centinaia di migliaia di miliardi in derivati che sono in pancia agli istituti più grandi sulle due parti dell’atlantico? Si scrivono e modificano regole vivendo nell’irrealtà del capitalismo finanziario  dove il debito diventa indispensabile al consumo, cioè al mantenimento dell’ordine costituito e si moltiplica poi per via diretta in aumento azionario (gli autoacquisti da parte dei grandi gruppi è diventata una regola grazie ai vari quantitative easing) o indirettamente in derivato: una logica nella quale l’economia reale ha un ruolo marginale. Si aggiungono fiocchi a un abito strappato perché l’opinione pubblica non se ne accorga.

Certo ogni tanto si sentono scosse premonitrici che sono le quattro banchette del centro Italia o il blocco dei prelievi da parte di due hedge funds statunitensi, il Third Avenue Management e lo Stone Lion Capital, per arginare la fuga di investitori che tentano di scappare prima di perdere tutto. La crescita globale nulla e il crollo degli utili nelle materie prime cominciano a fare vittime, ma si va avanti lo stesso come fa la Federal Credit Union che concede prestiti fino a due milioni di dollari senza garanzia o deposito o assicurazione sul mutuo per l’acquisto di immobili nella zona della California più supervalutata e dunque a corto di clienti: tanto alla fine ci penserà la Fed, ovvero i cittadini. I quali non sono più rappresentati da nessuno e men che meno da chi dice di rappresentarli.