Dopo essersi rivelato straordinariamente profetico con HabemusPapam, Nanni Moretti torna con un film che si confronta con una realtà più comune, la scomparsa di un genitore: una tragedia che che coinvolge lo spettatore in modo molto più viscerale. Eppure l’autore mostra tatto, delicatezza e allo stesso tempo coraggio nel mostrare l’inesorabile perdita della madre, dando forma così a un film strattamente autobiografico e allo stesso tempo universale di fronte al quale non si può rimanere indifferenti. Ma non siamo dalle parti dello strazio gratuito di Amour: il film è ricco di dolcezza, non indugia mai nel dolore e alterna scene più leggere in cui si ripercorrono sprazzi di vita dei protagonisti e soprattutto la lavorazione di un film che assorbe le giornate della protagonista, Margherita, interpretata da una Margherita Buy che altri non è che l’alterego di Moretti. Quest’ultimo si relega in un ruolo minore e attraversa in punta di piedi lo schermo. Tutt’altro discorso per John Turturro, volutamente sopra le righe e interprete delle scene più leggere. Alla fine rimangono due personaggi, due grandi immagini di donna: quella della protagonista, determinata ma allo stesso tempo fragile e confusa, e quella della madre, dolce, intelligente, ironica e amorevole.
Voto: 8