Quando era appena uscito nelle sale, quando era tra i favoriti alla vittoria al Festival di Cannes...
Perché non l'ho fatto?
In genere non mi faccio problemi ad azzardare qualche pronostico, ma in questo caso, nonostante il sorriso sfoderato da Moretti, i dieci minuti di applauso a fine proiezione, la gente commossa e la critica entusiasta, non mi sono sentita sicura di dare per vincente il nostro regista.
Alla fine ho fatto bene, ho evitato di scrivere una grossa stupidaggine!
Nessun premio per Moretti, purtroppo.
Un altro motivo che mi ha reso difficile commentare questo film è il soggetto.
"Mia madre" mi sembra un film molto personale, anche fin troppo. Materia da trattare con una certa delicatezza.
Nanni Moretti ha voluto raccontare con la sua solita semplicità e ironia le ultime settimane di vita di sua madre.
Quando le condizioni di salute di sua madre hanno iniziato ad aggravarsi, Moretti stava girando "Il caimano". Riusciva a trovare tempo per starle accanto, ma mai quanto suo fratello, che aveva messo da parte il lavoro per poterla seguire. Vivendo da vicino ogni passaggio della malattia, il fratello di Moretti aveva maturato una consapevolezza e una calma invidiabili.
Talmente invidiabili che nel film, dove si sa, tutto è possibile, Nanni Moretti ha deciso di prendere il suo posto. Grazie a questo film, Nanni Moretti ha potuto diventare ciò che non è riuscito a essere nella realtà, ed ha lasciato rivivere le sue inquietudini a Margherita Buy, trasformatasi per l'occasione in una sua versione al femminile.
Con "Mia madre" Moretti elabora il suo lutto e ci coinvolge nel suo dolore, rischiando di risvegliare nostri tristi ricordi.