Vi piacerebbe leggere un racconto che non ha mai fine e che viene ambientato in luoghi collocati al di fuori del tempo e dello spazio? Se la risposta è sì, La storia infinita di Michael Ende è, forse, il libro che fa per voi.
Si tratta di una delle opere che hanno fatto la fortuna del fantasy e che gli appassionanti del genere devono per forza avere nella loro libreria. Lo stile del romanzo, edito in Italia da TEA con la traduzione di Amina Pandolfi, ricorda un po' quello de Le cronache di Narnia di Clive Staples Lewis, perché il libro è principalmente rivolto ai più giovani, ma ha comunque la caratteristica di rivelare grandi verità, anche se in maniera molto semplice.
Assistiamo alla crescita e allo sviluppo di Bastiano Baldassarre Bucci, un bambino grassottello, timido e poco coraggioso, che non ha ancora imparato molto dalla vita, ma che è già stato segnato da un lutto terribile. Il piccolo, infatti, si porta dietro quella tristezza tipica di chi ha perso la madre e, congelato nel suo dolore, vive con un padre con cui comunica sempre meno.
Bastiano è un solitario ed ha soltanto la sua fantasia ed i suoi libri, che gli sono sufficienti per aprire le porte di un mondo magico, un mondo a cui solo pochi possono accedere: quello di Fantàsia, popolato da tutti gli esseri che l'immaginazione umana ha prodotto, ma non per questo meno reali degli stessi uomini.
Attraverso mille avventure, decine di personaggi, di incontri, di prove e di difficoltà, Bastiano cresce e diventa un uomo, per poi scoprire che la cosa migliore è essere se stessi, anche se ciò significa rimanere ancora dei bambini.
Il coraggio, infatti, non risiede nella statura e nella forma fisica, ma nelle piccole scelte che ogni giorno si compiono e nel modo in cui si decide di affrontare il proprio destino.
In questo libro, se vogliamo, possiamo ritrovare una parte di noi e del nostro vissuto: insomma, un percorso che non si conclude e lascia sempre dietro di sé delle tracce, un percorso che dà vita a nuove narrazioni, cambia l'esistenza di altri individui e, per questo, non ha mai fine. La storia infinita è dunque anche l'esposizione delle nostre vicende personali, che continuano a scriversi da sé, istante per istante.
Peccato invece che le tre pellicole tratte dall'opera, realizzate tra il 1984 e il 1994, non rispecchino affatto la gran parte del libro: sebbene, infatti, il primo film ( La storia infinita) diretto da Wolfgang Petersen sia praticamente una trasposizione della prima parte del testo, gli altri due se ne discostano molto, così tanto da non avere in fondo molto in comune con il mondo creato da Ende. Ad esempio, il discutibile La storia infinita 3 racconta un'avventura originale che dal romanzo prende in prestito solo alcuni personaggi.
Nonostante il grosso successo commerciale e la sua innegabile qualità, il lungometraggio di Petersen venne comunque criticato aspramente da Michael Ende che, dopo la première, dichiarò infuriato: "Auguro la peste ai produttori. M'hanno ignorato. Quello che mi hanno fatto è una sozzura a livello umano, un tradimento a quello artistico".
Lo scrittore, che male aveva digerito le numerose modifiche apportate alla trama (modifiche a cui non poteva più opporsi e che, di fatto, tradivano lo spirito della sua opera), intentò anche una causa alla produzione affinché venisse eliminato il suo nome dai titoli di testa, ma la perse.
Nella pellicola mancano, infatti, incontri e avventure fondamentali, che permettono di vedere la crescita del personaggio, le sfumature della sua psiche e di riflettere su molte verità, proprio come fa il protagonista.
Ogni tappa del fantastico viaggio di Bastiano è qualcosa di più di ciò che sembra; è un insegnamento di vita, una maniera per diventare adulti, anche quando sembra esserci una regressione. Ogni cosa, del resto, coopera al suo bene, affinché riesca a bere l'Acqua della Vita e possa comprendere che la cosa più importante di tutte, alla fine, è amare.