Mickey Mouse on my wrist

Da Lacrespa @kiarastra

Finalmente è arrivato.  In una busta gialla dagli States.
Un contratto discografico? No
Un contratto editoriale? Ma no.
Un contratto cinematografico? Ancora No.
Un orologio? Sì.
Tutti arriviamo ad un giorno in cui da adulti possiamo realizzare un piccolo desiderio della nostra infanzia.
Il mio era l’orologio di Topolino, sì quello con il topo in mezzo al quadrante con le braccia che fanno da lancette. Quanto lo desideravo. Quanto volevo che mie giornate fossero scandite dal mio Mickey, rappresentante perfetto di quel mondo Disney, che mi aveva fatto addentrare nel mondo del fumetto.
Io gli orologi non li ho quasi mai indossati, ma guardare il polso e ritrovarmici Topolino mi mette un che d’allegria, come se avessi un PeterPan da passeggio: ogni volta che vorrò sapere l’ora volerò nell’isola che non c’è.
Secondo me noi essere umani abbiamo bisogno di questi oggetti fondamentalmente inutili ma concreti, che parlano di noi: sono quelli che ci legano ad un ricordo, ad una persona, ad un odore, sono quelli su cui costruiamo la nostra personale storia.
Poetica del consumismo? Apologia dello sperpero? Un post per tacere la coscienza per la propria insana sensibilità  all’inutile? Mettiamola così: pensate se uno dei ricordi della mia infanzia fosse stato legato ad un Vacheron Costantine…allora forse 15 euro non sarebbero bastati per realizzarlo. Ma per fortuna i sogni più belli sono quelli per cui basta poco per avverarli.


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