Microimpianti per il controllo mentale

Creato il 06 agosto 2012 da Straker
L’amico Wlady, cui va il nostro particolare riconoscimento, ha segnalato un sito il cui autore ha compreso che la Biogeoingegneria alias "scie chimiche", è davvero non solo il fulcro della politica perseguita dalla cricca mondialista, ma pure un formidabile strumento per interpretare sia aspetti empirici sia situazioni che appartengono alla sfera dell’invisibile. Dal dossier elaborato dal curatore di 'Piermafrost', estrapoliamo una ricerca sui microimpianti usati per il controllo mentale, da collocare nel contesto della digitalizzazione della nostra società. Tale digitalizzazione, con il culto dell’elettronica e le varie iniziative volte a smaterializzare documenti, tessere, libri, registri scolastici, denaro etc. rientra in un piano diabolico, culminante nell’imposizione del marchio. Non dimentichiamo infine il capitolo della smart dust...
Nel 1948 Norbert Wiener pubblicò il libro 'Cybernetics' che trattava di comunicazione neurologica e di tecniche di controllo mentale. Yoneji Masuda, padre della Società dell’Informazione, nel 1980 espresse la preoccupazione che la tecnologia cibernetica, sconosciuta alla maggior parte dell’opinione pubblica, minacciasse la nostra libertà. Tale tecnologia collega il cervello a satelliti tramite microchips impiantati, controllati da supercomputers situati in basi militari.
Già nel 1946, in alcuni paesi, all’insaputa dei genitori, furono inseriti i primi elettrodi nei crani di bambini. Negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, furono introdotti impianti elettrici nel cervello di animali e uomini (soprattutto negli Stati Uniti) nel corso di ricerche sulla modificazione del comportamento e sul funzionamento dell’encefalo. Impianti cerebrali furono incorporati chirurgicamente nel ‘74 in Ohio ed in Svezia, grazie al primo ministro Olof Palme, che diede il permesso d’operare su detenuti e pazienti (Olof Palme fu ucciso dalle élites per cui aveva operato, n.d.r.). La tecnologia fu rivelata nel rapporto statale svedese del 1972/74, resoconto denominato 'Statens Officiella Utradninger' (S.O.U.). Dal dossier risultò che il lobo temporale destro di carcerati con impianti cerebrali attivi presentava lesioni, con ridotta circolazione sanguigna e sintomi da anossia (ridotto afflusso d'ossigeno al cervello); un soggetto accusò atrofia cerebrale e saltuaria perdita dei sensi.
Trent’anni fa, un impianto cerebrale poteva misurare poco più di un centimetro di lunghezza. I successivi, costruiti con il silicio e l’arsenioferrite, furono miniaturizzati fino a raggiungere le dimensioni di un chicco di riso (si pensi al 'Veri chip', n.d.r). Oggi sono così piccoli da essere inseribili nel collo o nella schiena ed anche con un endovena o un’iniezione in diverse parti del corpo.
È tecnicamente possibile inserire in un neonato un chip che lo identifichi per tutta la vita. Ogni cervello ha una frequenza di risonanza bioelettrica unica, come uniche sono le impronte digitali. La vita privata di una persona con un impianto è inesistente. Il soggetto può essere manipolato in molte maniere. A sua insaputa, usando frequenze diverse, il controllore modifica la vita emotiva del suo “bersaglio”, rendendo la vittima ora aggressiva ora letargica. Il microchip influisce sulla sessualità, può leggere i processi mentali e le reazioni del subconscio, agisce persino sul mondo onirico.
Supercomputers come quelli del gruppo 'Signals Intelligence' della 'National Security Agency' possono monitorare ed alterare a distanza le funzioni cerebrali di uomini impiantati, decodificando i potenziali (3,50HZ/5mW) emessi dall’encefalo. Cavie per esperimenti segreti si trovano fra detenuti, soldati, individui con problemi psichici, bambini con handicap, audiolesi, non vedenti, omosessuali, donne nubili, anziani, scolari e qualsiasi gruppo di persone considerato marginale dall’élite di sperimentatori.
Gli attuali microimpianti agiscono mediante onde radio a bassa frequenza per cui le vittime sono rintracciabili dappertutto nel globo tramite satelliti. Tale tecnica fu sperimentata durante la guerra in Vietnam, iniettando ai soldati il 'Rambo chip' per aumentare la secrezione di adrenalina nel sangue. Anche nei militari statunitensi, che furono mandati in Iraq, furono inseriti microprocessori per interferire sui processi biochimici e psicologici. Ogni pensiero, reazione, oggetto percepito innesca determinati percorsi neurologici ed origina un campo elettromagnetico.
Quando un microchip di 5μmm (il decimo del diametro di un capello!) è piazzato nel nervo ottico, invia i neuroimpulsi cerebrali ad un elaboratore che li codifica in frequenze elettromagnetiche per poi memorizzarli. Dopodiché, usando un sistema di monitoraggio a distanza (RMS), un operatore al computer, invia messaggi elettromagnetici pulsanti, codificati come segnali, al sistema nervoso affinché la vittima viva particolari esperienze. Si possono così indurre allucinazioni in persone sane o far loro sentire voci nella testa (Sono sensazioni che possono essere scambiate come sintomi dovuti alla schizofrenia o ad altre psicopatologie, n.d.r.). Stimolazioni elettromagnetiche possono cambiare le onde cerebrali e simulare attività muscolare, causando, per esempio, crampi molto dolorosi.
L’attuale tecnologia cibernetica, con sistemi informatici capaci di controllare milioni di individui, rappresenta una grave minaccia per l’umanità. Quando i cittadini saranno tentati da promesse mirabolanti di ricevere il microprocessore sottopelle, sarà tardi per opporsi alla robotizzazione dell’umanità ed alla totale eliminazione della privacy, inclusa la libertà di pensiero.
Le tecnologie di controllo mentale sono rimaste segrete soprattutto grazie al 'Diagnostic Statistical Manual IV', una ricerca prodotta dall’'American Psychiatric Association', alla cui stesura e correzione hanno contribuito sicuramente psichiatri al soldo dei servizi segreti statunitensi. Gli effetti di tali tecnologie sono ivi etichettati come sintomi di schizofrenia paranoica, cosicché le vittime sono automaticamente bollate come “malati mentali”.
I medici non sono consapevoli che i pazienti non di rado affermano il vero, quando raccontano d’essere stati sequestrati da militari ed usati come cavie per forme di guerra elettronica.
Si possono usare le tecniche di controllo mentale per scopi politici, programmando individui zombificati affinché uccidano, senza che in seguito essi ricordino alcunché (i cosiddetti “candidati manciuriani”, n.d.r.).
Fonte: piermafrost.com


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