Microrecensioni - L'espresso del futuro

Creato il 02 luglio 2012 da Narratore @Narratore74

Titolo: L'espresso del futuro Autore: Jules Verne Data di pubblicazione: 1895 Lunghezza: Brevissimo Antologia da cui è estratto: Il futuro è già cominciato (Oscar Mondadori)
Impressioni Da piccolo adoravo leggere Verne. I suoi libri erano sempre infarciti di mistero, avventura, esplorazioni al limite del possibile e universi sempre fantastici e usciti da terre di sogno. Non sapevo, però, che il buon Jules si fosse anche sbizzarrito con i racconti brevi…
Questo, L'espresso del futuro, ha una storia davvero singolare, che parte addirittura con la data presunta in cui è stato scritto. Bisogna anche dire che nessuna biografia o bibliografia di Verne lo cita, nessun riferimento e nessuna data di pubblicazione, se non quella della rivista The Strand Magazine in cui compare per la prima volta. Pare anche che non sia mai stato inserito in alcuna raccolta o antologia di Verne, cosa che aumenta ancora di più l'alone misterioso. È legittimo, quindi, chiedersi cosa ci sia di così particolare in questo racconto da meritare una simile condizione di opera fantasma. E in effetti, a voler leggere fra le righe, di cose ce ne sono parecchie… Prima di tutto il tema su cui si basa la storia: uno scienziato riesce, grazie alle farneticazioni di un misterioso giornalista, a costruire un tunnel che corre sotto l'Atlantico, permettendo così, a piccoli vagoni cilindrici mossi da una spinta ad aria, di percorrere l'intera tratta in poche ore, muovendosi a 1800 chilometri all'ora. Un sogno che, lo sappiamo, riesce a stregare ancora oggi tecnici e ingegneri di tutto il mondo. Se a questo aggiungiamo la visione, del tutto personale, che Verne infonde nel progetto, bé davvero si può dire che per l'epoca in cui è stato pubblicato fosse assolutamente all'avanguardia e anche in parte provocatorio (non vi spiego il perché, nel caso voleste leggere il racconto…). Un altro fattore che contribuisce a rendere questo racconto, non più lungo di una quindicina di pagine, una vera perla per la mente, è che Verne, almeno nel momento in cui pare averlo scritto, era ancora in una fase mentale molto atipica: non riconoscendo alla scienza il valore che avrebbe guadagnato invece negli anni seguenti, considerava molte delle cose che venivano millantate da ogni capo del mondo come farneticazioni e voli pindarici di persone che sognavano ad occhi aperti. Solo qualche anno dopo, seguendo l'onda generata da Wells e dalla sua Guerra dei mondi, spinto anche dalla scomparsa dei genitori, si avvicinò alla scienza sempre più, fino a diventarne un cultore. Sua è la seguente citazione: L'uomo dovette crearsi la salvezza con le proprie mani, ammettendo così l'inevitabilità del progresso scientifico e la sua sempre maggior necessità nel mondo che si stava creando.

Immagine originale tratta dal racconto. Non si conosce l'autore...

Insomma, non so se vi sarà possibile recuperare questo bellissimo racconto, l'antologia in cui l'ho letto fa parte di una vecchia collana della Mondadori ormai estinta, ma se fosse possibile correte, non olasciatevelo scappare. Avrete l'occasione di vedere il mondo per come lo vedeva Verne, in un periodo in cui i cambiamenti venivano spesso confusi con la magia o le allucinazioni.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :