"That Paris exists and anyone could choose to live anywhere else in the world will always be a mystery to me."
Dopo aver omaggiato gli inquietanti misteri di Londra e la freschezza di una
Barcellona che non dorme mai, per
Woody Allen l'incontro con la regina di cuori delle capitali europee era ormai inevitabile: magnetica prima donna, Parigi è sempre stata amica del grande cinema sebbene, causa la sua indiscussa bellezza, spesso condannata alla legge dello stereotipo(il sofisticato ma freddo "le divorce" di James Ivory ne è un classico esempio); è stato un sollievo scoprire come "Midnight in Paris", ultima tappa del Grand Tour del regista americano, sia non solo un piacevolissimo
divertissement ma anche un'occasione per guardare con sincerità alla vera magia della Ville
Lumière, cuore pulsante di cultura e passione dove ogni cosa sembra possibile.
Dopo una sequenza d'apertura che incornicia i luoghi più belli della capitale francese in una patinata cartolina, a prendere le redini della pellicola è subito un insoddisfatto protagonista: Gil Pender è uno sceneggiatore americano col sogno di poter finalmente scrivere un vero romanzo, fidanzato con una connazionale benestante che non sopporta la pioggia e prossimo alle nozze che gli assicureranno una quieta esistenza ricco borghese. A disagio fra gli incontri mondani e un pedante amico della fidanzata che non perde occasione per denigrarlo a colpi di nozioni intellettuali fini a sé stesse, Gil fugge da un presente incapace di comprenderlo e si rifugia nell'Età dell'Oro alla quale avrebbe tanto voluto (dovuto?) appartenere: la Parigi degli anni 20' della "Generazione Perduta" gli offre un passaggio in macchina a mezzanotte per un viaggio nel tempo straordinario e imprevisto (poco importano il come e il perché) che gli regala l'amicizia di Zelda e Scott
Fitzgerald , la saggezza di Ernest Hemingway, l'attenzione letteraria di Geltrude Stein, i consigli di
Salvador Dalì e Luis Bunuel ma soprattutto l'amore per Adriana, donna ideale proprio perché inafferrabile che pur essendo la musa di Picasso e Modigliani farebbe
di tutto per tornare indietro alla
Belle Époque.
Nell'alternare con deliziosa normalità l'ambientazione contemporanea al film in costume, Woody Allen costruisce una commedia surreale e divertente, complice un cast ricchissimo di volti noti e nuove e interessanti promesse: oltre a un bravissimo
Owen Wilson perennemente in balia di una "perplexing situation" (l'ennesima nervosa incarnazione del regista?) e all'ottima Marion Cotillard, menzione d'onore anche per i giovani
Fitzgerald Tom Hiddleston (Locki in "Thor" e nel prossimo "the Avengers") e Alison Pill ( "Scott Pilgrim vs the World"), il malinconico e immenso Hemigway di Corey Stoll e soprattutto Adrien Brody, nei panni di un Salvador Dalì caricaturale e sopra le righe inevitabilmente irresistibile; pochi invece i minuti concessi alla
Première dame Carla Bruni, chiamata si spera solo per ragioni pubblicitarie, nel ruolo di una guida turistica che con la sua pacata performarce non riesce per fortuna a turbare il benessere della messa in scena.
Non è la prima volta che l'utopia di ieri per combattere l'inadeguatezza di oggi vive sul grande schermo: a sorprendere è piuttosto lo straordinario ottimismo col quale Allen, improvvisamente lontano dal cinismo e dalla disillusione, sembra risolvere il conflitto: la più grande colpa che il presente non potrà mai espiare è solo quella di essere la nostra unica possibilità e basta poco per scoprire che quel romantico passato, diverso e perfetto per ognuno, forse non era così straordinario per coloro che lo hanno vissuto; forse, fra una Zelda Fitzgerald schizofrenica e prossima al suicidio, un Picasso violento e volubile e il problema non indifferente dell'assenza di antibiotici e novocaina, scopriremo che il Terzo Millennio non è poi così male e che sta a noi, complice la città dei nostri sogni e una anima gemella che ami camminare sotto la pioggia, lavorare affinchè smetta di essere noioso e insopportabile.
Campione d'incassi negli States e presentato con successo allo scorso Festival di Cannes, Midnight in Paris è una brezza d'aria fresca gradita e necessaria, quando sopravvivere alla più monotona delle giornate è possibile solo immaginando di essere altrove ma consapevoli che, purtroppo o per fortuna, alla fine bisogna tornare indietro: "let's fall in love" cantava Cole Porter, ma qui e ora.