Woody Allen torna nella suaadorata Parigi sostenendo che, come, quando i registi descrivono New York, lofanno in modo assai variegato, sia influenzato dal suo desiderio di mostrare lasua Parigi e i sentimenti che prova per la città delle romantiche passeggiatelungo la Senna.
Il regista aveva debuttato comesceneggiatore e attore cinematografico proprio con un film ambientato a Parigi,“Ciao Pussycat”, e racconta che “all’epoca mi sembrava unsalto nel buio, un’avventura troppo grande alla quale non ero preparato. Col sennodel poi, mi dico che sarei potuto rimanere, o almeno avrei potuto prendere unappartamento e dividermi tra Parigi e New York… Ma non l’ho fatto e me ne pento”.Queste parole potrebbero esseredette anche dal protagonista del suo film, Gil che sceglie Parigi come punto dipartenza di un’avventura che non sa se realmente quando far iniziare esoprattutto non è convinto di lasciarsi andare alla magia che risiede in quellacittà che potrebbero far diventare realtà i propri sogni. Il film ruota proprio intornoalla parola “sogno” che si mescola alla magia e all’incantevole bellezza dellestrade di Parigi, città in cui uno scrittore poco sicuro delle propriepotenzialità ha la possibilità di aprire il proprio animo a ciò che più si ama,si odia e di cui si ha paura. È chiaro che il nostro protagonista doveva andarein questa città per capire quanto c’è da raccontare e come quei desiderirepressi da se stesso e da chi lo circonda debbano poter volare liberi nellospazio e nel tempo.Pertanto, guardando il filmsembra quasi di essere per quelle stesse strade e di scoprirne con iprotagonisti la bellezza, le tradizioni, le abitudini, la cultura, gli odori, isapori, i suoni che ci appaiono senza tempo, condizione che rende la realtà incui si vive reale o tutta un’illusione. Questo sarà la sfida di Gil, renderereali le proprie illusioni in un mondo in cui forse abbiamo bisogno di maggioriillusioni che “rendono le cose più belle e meno dolorose”.