"Ma perché l'ho presa?
Carlà è quella che i francesi chiamano: les incompétent"
Midnight in Paris(USA, Spagna 2011)
Regia: Woody Allen
Cast: Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard, Michael Sheen, Kurt Fuller, Mimi Kennedy, Lea Seydoux, Alison Pill, Corey Stoll, Adrien Brody, Nina Arianda, Yves Heck, Tom Hiddleston, Kathy Bates, Karine Vanasse, Carla Bruni
Genere: retro
Se ti piace guarda anche: Tutti dicono I love you, Accordi e disaccordi, Celebrity, Harry a pezzi
Midnight in Paris sa sorprendere.Io ad esempio mi aspettavo una sorta di sequel firmato da
Woody Allen di 1 Night in Paris, il “film” che ha regalato la celebrità a
Paris Hilton. Invece ci troviamo sì a Parigi, come segnala la evitabile intro eccessivamente turistica della pellicola, e in un hotel di lusso che potrebbe tranquillamente essere un Hilton, eppure la storia raccontata è quasi una fiaba.È all’interno di questo hotel che troviamo
Owen Wilson, sceneggiatore hollywoodiano affermato ma in vena di fare qualcosa di diverso, di cimentarsi con un romanzo, con la letteratura vera. Uno sguardo come al solito autoironico di
Woody Allen alla sua professione anche perché, nel caso aveste dubbi in proposito,
Owen Wilson altro non è che l’ennesimo alter-ego utilizzato dal regista. Un filino meno balbuziente del solito, però ugualmente cattivo, antisociale, presuntuoso, radical-chic ed egoista. Che poi sono i motivi che rendono Allen il gallo che è sempre stato.Un personaggio questo simil-Allen con cui Owen Wilson ritorna in grande forma dopo il (presunto) tentato
suicidio quando
Kate Hudson l’ha lasciato (come dargli torto?) e lo fa con la sua migliore intepretazione di sempre, o se non altro un ottimo ex aequo con il fenomenale Hansel di Zoolander.Il protagonista dell’avventura parigina si trova nella romantica capitale francese insieme alla futura moglie, una fica quanto acidella
Rachel McAdams che, dopo una serie di pellicole romantiche, torna in bastarda e gradita versione “mean girl”. Frico! Insieme a lei ci sono gli ancora più insopportabili genitori, con il padre repubblicano che viene subito castigato dalle frecciate umoristiche dell’Owen/Woody.
Midnight in Paris sa sorprendere e se volete essere sorpresi anche voi e non l’avete ancora visto, vi consiglio di smettere di leggere da qui in poi.Se non un remake francese di 1 Night in Paris, visto il
gossip che aveva coinvolto le riprese mi aspettavo tipo una fiaba in cui la limo presidenziale di
Carlà Bruni a mezzanotte si trasforma in una vecchia
Fiat 127 e il suo principe Sarzoky si trasforma in un poveraccio delle banlieu. E invece di fiaba si tratta, ma in una maniera differente.
"M'hanno chiamato per un film decente: brindiamo!"
Allo scoccare della mezzanotte, la magia non finisce come in Cenerentola, bensì inizia. Owen Wilson, mentre vaga solitario tra le strade buie di Parigi, viene invitato a salire su un’auto d’epoca che lo porta a una festa. Le possibilità erano quelle di trovarsi dentro un’orgia party alla Eyed Wide Shut, ma Allen non è Kubrick, è più romantico e sognatore e il nostro Owen/Woody si trova catapultato indietro nel tempo, nell’epoca in cui aveva sempre sognato di vivere: gli anni ’20 parigini. E così si imbatte in Scott Fitzgerald (sì, l’autore de Il grande Gatsby ) e nella fuorissima moglie Zelda, interpretata da una
Alison Pill dopo Milk e Scott Pilgrim in progressiva costante crescita. Ma non è che l’inizio per l’avventura di un Wilson che si allontana sempre di più dal presente, dalla promessa sposa e dal suo amico professorone universitario che qualcuno bollerebbe come radical-chic, interpretato dal come al solito perfettamente odioso
Michael Sheen (non parente di Charlie, non so se dire per fortuna o purtroppo).
"Hanno chiamato Adrien Brody per un film decente: brindiamo!"
Owen/Woody continua così a viaggiare in questa DeLorean uscita dai 20s, incontrando anche Il cantante jazz Cole Porter (autore tra l’altro del musical Paris) intento al piano a suonare “Let’s do it (let’s fall in love), un grande e da tenere d’occhio Corey Stoll nella parte del grande Ernest Hemingway, ma poi ci sono anche il fotografo Man Ray, il pittore Pablo Picasso, la sua fittizia amante Adriana (una
Marion Cotillard oltre ogni soglia del fabuleux), il regista Luis Bunuel, una
Gertrude Stein in versione
Kathy Bates e un
Salvador Dalì ritratto da un
Adrien Brody sopra le righe, ma piuttosto surrealista e quindi in linea con il personaggio. Miracolo: Adrien Brody è tornato a recitare in un bel film, erano MILLENNI che non capitava!Anche se la cosa più surrealista non è Dalì bensì la presenza, all’interno di un cast così della madonna, della chicken première dame
Carla Bruni. Se tutte le guide parigine sono come lei, ‘nnamo bene, ‘nnamo. E se come cantante non brilla per una voce particolarmente esaltante, ma riesce almeno a non essere fastidiosa come tante voci conterranee (cito solo Laura Pausini, Giorgia e GGGiuliano dei Negramaro), come attrice nei pochi istanti in cui compare fa una figura davvero barbina. Anche perché iniziare con dei colleghi del genere non è facile. Dovrebbe partire per gradi. Non so, partire con qualcosa insieme alla Arcuri, dove potrebbe anche fare la sua figura, e quindi tornare ad Allen. Quell’incosciente che l’ha scritturata lo stesso, salvo poi pentirsene.
"Guarda, questo qui è il pistolino di Sarkozy!"
"Vuoi dire del figlio neonato di Sarzoky?"
"No no, proprio il suo..."
Midnight in Paris sa sorprendere, forse l’ho già detto.Mi aspettavo il solito film annuale alleniano sulla parabola discendente del fallimentare Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni e invece il regista newyorkese ormai con il culo stabilmente piantato in Europa mi sorprende, e pure alla grande. Abbandonata, o almeno per il momento accantonata, la trasferta inglese che aveva dato buoni frutti con il comunque sopravvalutato Match Point e con l’invece ingiustamente sottovalutato Sogni e delitti, oltre che con Scoop (che nonostante la presenza di Scarlett non ho ancora visto) e il già citato inutile Incontrerai…, Allen se ne torna in Francia in una Parigi da cartolina dove aveva già girato il gradevole musicarello Tutti dicono I love you e ci regala una perla magica, favolistica oserei dire, perfettamente in linea con l’uscita in prossimità delle feste che i distributori italiani le hanno regalato, con una mossa per una volta azzeccata, oserei dire pure questo. E quando io faccio i complimenti alla distribuzione cinematografica nostrana, significa davvero che il
Natale si sta avvicinando.
Midnight in Paris ha sorpreso me, come ho già detto più e più volte in un attacco di arteriosclerosi, ma anche il pubblico a stelle e strisce: Midnight in Paris è infatti il Woody Allen che ha incassato di più negli
Stati Uniti. Considerata la presenza di Owen Wilson come protagonista, gli americani avranno pensato che si trattava del sequel in salsa francese di Io & Marley, in cui il cane resuscita e si trasferisce a Parigi?Invece no.Il film è un tuffo magico in un’epoca magica, non solo un film su Parigi ma anche e soprattutto una riflessione sulla nostalgia e il culto del passato, sull’idea che il meglio sia venuto sempre prima di noi. Io ad esempio avrei voluto vivere da adolescente il periodo d’oro del grunge e dei Nirvana, invece sono arrivato con qualche anno di ritardo. Anche se pure la Parigi degli anni ’20 non mi sarebbe spiaciuta.Grazie a questo tuffo nel passato Woody Allen trova non solo l’ispirazione dei tempi andati, ma un’ispirazione oserei direi superiore ai tempi andati. Questo Ritorno al futuro è in pratica il mio Allen preferito di sempre, almeno tra quelli che sono riuscito a vedere dei suoi 3miliardi di film. Per chi sperava nel sequel di 1 Night in Paris, invece, tranquilli: c’è ancora tempo.
(voto 8/10)