Midterm in America: vincono i Repubblicani, e la marijuana ricreativa.

Creato il 05 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Negli Stati Uniti l’election day non è un giorno festivo: si vota prima o dopo essere andati al lavoro, o forse, non si vota neppure. Tuttavia, l’efficienza americana in qualche modo ci dà qualche lezione, dal momento che, sotto elezioni, si tende ad accorpare una quantità potenzialmente infinita di quesiti diversi nello stesso giorno, con un certo risparmio economico per la società, che deve in tal modo organizzare molte meno sedute elettorali, ma con una conseguenza molto pesante: che l’affluenza sia, inevitabilmente, scarsa.

Ma malgrado la scarsa affluenza, e malgrado sia risaputo che a votare ci vadano maggiormente i Liberals e i Democrats piuttosto che i Repubblicani, questi ultimi, dietro il loro Grand Old Party, hanno avuto un successo folgorante in questa tornata elettorale – ma solo dal punto di vista dei meri seggi.

Infatti, il “midterm” e le conseguenti elezioni sono state l’occasione per andare alle urne a votare per molte altre tematiche, talune delle quali potremmo definirle fortemente “sociali” . In particolare, malgrado lo straordinario successo dei Repubblicani che vincono 240 seggi alla Camera e 52 al Senato, sia a Washington DC, sia in Oregon, passano – e di gran lena – le iniziative sulla legalizzazione della marijuana ad uso ricreativo.
Uno squilibrio evidente tra la maggioranza “politica” e la maggioranza “sociale” del paese, che ora è compito del partito Repubblicano riuscire ad equilibrare.

Che le tematiche sociali si stiano in tutto il mondo slegando dall’appartenenza partitica è cosa nota: basti pensare alla nostra Italia, nella quale Berlusconi improvvisamente apre alle unioni civili pur ispirandosi ad una corrente conservatrice (checchè si parli di “rivoluzione liberale”), e Renzi che con le unioni civili ci litiga, pur facendo parte di quello che dovrebbe essere il partito del progresso.

Anche in America dunque si evidenzia maggiormente la necessità di scindere le idee politico-economiche da quelle strettamente di società e socialità: eutanasia, aborto, matrimoni omosessuali, legalizzazione delle droghe leggere ed eventualmente della prostituzione sono temi caldissimi che ormai esulano completamente dalle tradizionali aree politiche di appartenenza.
Non è più rilevabile una “sinistra antagonista” che voglia scardinare lo status quo e progredire in queste istanze; né è rilevabile una destra conservatrice che si aggrappi, per esempio, alla triade “Dio-Patria-Famiglia” per salvaguardare l’attuale stato delle cose.

Il risultato negli Stati Uniti, sul fronte dei diritti sociali, è sicuramente decisivo: dopo la legalizzazione, ormai due anni fa, in Colorado e nello Stato di Washington, ora la Capitale, DC, e l’Oregon seguono le impronte dei primi pionieri. I dati sono a loro favorevoli: è indubitabile che il crimine sia ridotto, e il narcotraffico praticamente scomparso. In Colorado la comunità ha avuto, grazie alla legalizzazione, introiti fiscali di un ordine di magnitudine superiore alle aspettative: soldi utilizzati per l’educazione e la sanità, ancor più necessari in un paese che non ha una struttura pubblica forte nei servizi essenziali.
La legalizzazione incontra seguaci a sinistra, al centro e a destra: a sinistra per pura natura della parte, al centro per gli introiti innegabili, e a destra perchè anche lì piano piano si fa strada l’idea che la riduzione dello Stato passa anche attraverso l’indipendenza e la libertà del singolo di fare quel che crede di se stesso.

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