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Mienai hodo no tōku no sora wo (A Sky Too Far to See)

Creato il 18 ottobre 2011 da Makoto @makotoster

Mienai hodo no tōku no sora wo (A Sky Too Far to See)Mienai hodo no tōku no sora wo (見えないほどの遠くの空を, A Sky Too Far to See). Regia, soggetto e sceneggiatura: Enomoto Norio; fotografia: Furuya Kōchi; musica: Yasuda Fumio; montaggio: Ishikawa Shingo; interpreti: durata: 99'; uscita nelle sale giapponesi: 11 giugno 2011 Link: Sito ufficiale - Trailer (Nippon Cinema) PIA: Commenti: 4/5 All'uscita delle sale: 81/100
 Lavoridove uno dei temi principali è l'atto del filmare stesso ne esistono in circolazione molti e didiversa qualità e, senza voler per forza sprofondare nei luoghicomuni del "film come la vita", è senza dubbio sempre interessanteosservare cosa questo gesto metafilmico sia capace di volta in volta didischiudere. Per il suo debutto dietro la macchina da presa lo sceneggiatore eproduttore Enomoto Norio sceglie di portare sul grande schermo proprio unanarrazione di questo tipo. La storia è quella di un gruppo di studentiimpegnati nella realizzazione di un film, "Koko ni iru dake", e piùprecisamente dell'ultima scena. E' così infatti che si apre A Sky Too Far toSee, con un intenso piano sequenza che dal cielo estivo azzurro si posa sui dueprotagonisti seduti sotto un grande albero in mezzo ad un parco per poicontinuare il suo movimento all'indietro, uscire dall'inquadratura del filmnel film e mostrarci quindi  macchine dapresa, tecnici e regista. Davvero un bell'inizio anche grazie all'ottimafotografia dai colori molto vividi ed ai rumori di sottofondo, il frinireassordante delle cicale che ci immerge fin da subito nell'atmosfera dell'estatenipponica.Ken è il giovane studente/regista di "Koko ni iru dake" che purtroppo perònon vedrà mai la luce perchè l'ultimissima parte del film non sarà completatain quanto la protagonista principale prima ne cambierà alcune battute durantele riprese stesse, la scena iniziale che abbiamo descritto, e poi moriràimprovvisamente in un incidente lasciando oltre che una pellicola incompletaanche un senso di perdita nei cuori dei giovani ragazzi impegnati nel lavoro.Specialmente Ken sarà quello più turbato dal tragico evento, poiché era  segretamenteinvaghito della ragazza. Dopo un anno dalla tragedia, Ken incontrerà per caso lasorella gemella della giovane scomparsa e convincerà prima i suoi ex-compagni epoi lei stessa a prendere il ruolo nel film che fu della sorella ed acompletare così il film. Ma non tutto è ciò che sembra in A Sky Too Far to Seee proprio questa ambiguità che sarà rivelata solo nell'ultima parte del film,risulta tanto più forte quanto le immagini sono nitide, chiare, solari e quasiabbaglianti. Il ritmo del film è abbastanza sostenuto, tenunto anche conto che si tratta di un'opera dai toni esistenzialistici. I due piani temporaliche si intersecano, quello poco prima della morte della protagonista e quellodella riunione un anno dopo, si incastrano alla perfezione anche grazie allabuona scelta delle location e di un attento uso del sonoro che concorrono adamplificare quell'atmosfera di "estate giapponese" che risalta ed èil cuore segreto del film. L'estate è infatti il periodo in cui i defunti e gliantenati ritornato a fare visita ai propri cari, è una stagione dove il caldoabbacinante rende quasi tutto irreale. E' quindi la stagione in cui si riflettedi più sul destino e sulla morte in generale e nel film queste tematiche sonoben presenti, la pellicola girata per la scuola di cinema che non riesce atrovare un finale ci rimanda all'incompletezza della nostra vita, al final cutche vorremmo ma non riusciamo quasi mai ad imporre agli eventi.E' un buon esordio dietro la macchina di presa quello di Enomoto, che lascia qui traspariretutto il suo amore per la settima arte sia nei temi che nello stile, con unasceneggiatura molto curata ed attenta che non lascia niente di irrisolto. O meglio, le parti ambigue ci sono e sono molto importanti per il sensoche il film vuole esprimere ma non si tratta mai di un'ambiguità delleimmagini, di un'anarchia visiva. Al contrario ci troviamo di fronte ad unaforza che è quasi tutta a carico della sceneggiatura e del meccanismo narrativoe questo rappresenta allo stesso tempo sia il punto di forza che il limite del film. [Matteo Boscarol]

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