Prendendoci Monti, però, con qualche proposta correttiva: ne parla qui l'Unità, perché una manovra che va a pesare ancora sulle spalle di quegli italiani che hanno sempre pagato le tasse pare l'ennesima ingiustizia, soprattutto perché molte altre misure potevano essere prese: ridurre le spese militari, ridurre i privilegi della politica e tagli ai vitalizi (finora solo accennati), e leggi pesanti per l'evasione fiscale.
Lo dice bene A. Gilioli:
Quello che non c’è, prima di tutto, è una patrimoniale. Per carità, i patrimoni non si toccano, in questo paese dove il cinquanta per cento della ricchezza è in mano al dieci per cento dei cittadini.
Quello che non c’è è un’imposta sulle attività finanziarie: e suona patetico gabellare per tale (come ha fatto Grilli) l’aumentino del bollo di Stato sul conto titoli.
Quello che non c’è è un taglio alle spese militari: continuiamo a comprare armi come se stessimo preparandoci a un’invasione aliena.
Quello che non c’è è un passo qualsiasi per abolire i privilegi della Chiesa, dall’Ici in giù: e ci mancherebbe, con l’asse cattolico che ha portato Monti a Palazzo Chigi.
Quello che non c’è è un taglio vero ai privilegi e alle spese della politica: unico punto pervenuto, il dimagrimento delle province, per il resto ciccia.
Quello che non c’è è un passo deciso verso la banda larga e la green economy: solo belle parole e vaghi propositi.
Quello che non c’è è il coraggio di aumentare l’Irpef almeno a chi prende più di 100 mila euro l’anno, e che se pure ne scuce un paio alla comunità in crisi non si suicida di certo.
Quello che non c’è è una severa legge penale tributaria, davvero curioso per un governo i cui membri hanno tutti studiato o lavorato negli Usa, dove le pene per gli evasori fiscali arrivano a 15 anni.
Quello che non c’è insomma è il coraggio di cambiare passo, di mostrare una nuova visione, una cultura diversa, un’ipotesi alternativa di futuro.
Quello che non c’è mi sembra, purtroppo, più importante e brutto di quello che invece c’è.