I mezzi aeronavali della Guardia Costiera impegnati nel mar Egeo con l’operazione di Frontex porteranno a bordo pediatri italiani per fornire assistenza specialistica ai bambini migranti. E’ stato firmato a tal fine un protocollo per la collaborazione tra il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera e la Fondazione Pediatria e Famiglia.
(ANSA)
Migranti: pediatri sui mezzi della Guardia Costiera. “Salviamo molti bambini, importanti gli specialisti”. Sono molti i bambini e i neonati che i mezzi italiani, che da fine gennaio supportano la missione “Poseidon” con due motovedette e un elicottero, salvano dalle onde nel tratto davanti all’isola di Samos. Cosi’ l’ammiraglio Vincenzo Melone, comandante generale della Guardia Costiera, ha sottolineato l’utilità e l’importanza di “un’assistenza specialistica”.
Quattro medici “volontari e autofinanziati” partiranno sabato, in via sperimentale per una settimana con l’aspettativa di proseguire l’operazione, alla volta di Samos, dove opera una delle motovedette italiane. “Oggi la pediatria è chiamata a fare la sua parte. I bambini rappresentano il nostro futuro e il futuro non può morire su una spiaggia”, ha detto il dottor Giuseppe Gullotta, presidente della Fondazione, dopo la firma dell’accordo la cui idea è nata dopo la diffusione dell’immagine di Aylan, il bimbo di tre anni trovato morto sulla costa turca la scorsa estate. Lo stesso Gullotta partirà assieme ad altri due pediatri e alla dottoressa Rosalba Trabalzini, una psichiatra infantile, con la speranza di poter coinvolgere presto altri colleghi. Per questo fanno appello alla Società italiana di pediatria di sposare l’iniziativa per garantire una turnazione.
A Samos i pediatri si appoggeranno ad una postazione di Medici Senza Frontiere per dare supporto specialistico anche a terra. La Fondazione si sta attivando per reperire medicinali e beni di prima necessità ad uso pediatrico. “Rischio di annegamento, ipotermia, disidratazione e patologie delle aree respiratorie” sono, come ha spiegato il dottor Gullotta, le maggiori emergenze che dovranno fronteggiare. Ma non solo: “Le operazioni – ha detto la dottoressa Trabalzini – si svolgono di notte, i bambini sono spaventati, è ipotizzabile che abbiano paura dell’acqua perché non hanno mai visto il mare, spesso non sono figli degli adulti con cui viaggiano. E’ quindi necessaria una prima assistenza anche psicologica”.
“E’ importante trovare una risposta adeguata ai bisogni di salute delle persone particolarmente fragili e dei più piccoli: una risposta compiuta richiede un’attenzione speciale”, ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, complimentandosi per l’iniziativa. (ANSA)