Michiamo Mike. Vivo qui dentro. Di notte, guardo fuori dalle persiane spioventi evedo quattro alberi che in primavera sono completamente in fiore. Con il buiobrillano di un rosa antico, dolce, mi sento vivo. Di giorno, invece, è il mondoche arriva qui da me. Per lavoro, incontro quotidianamente parecchie persone.Ci sono quelli fissi, puntuali, che conosco da una vita. E poi ci sono quellidi passaggio, come nuvole, come farfalle di un unico volo. Altrettanto curiosocome anche solo per un istante si crei tra loro e me una scintilla di qualcosache negli anni non ho ancora imparato a decifrare.
Hofatto un solo viaggio nella mia via. Uno solo. Sono nato in una tensostruttura,credo, o qualcosa del genere: ma sulle mie origini non ho le idee molto chiare,non me ne parla mai nessuno. Di me non parla mai nessuno, ecco. Però mi amanotutti. Stringo più mani io, vedo più sorrisi io nel mio mestiere che ilPresidente degli Stati Uniti, garantito.
Inquel viaggio ero blindato e ne ho perso ormai quasi la memoria. Stavo su unfurgoncino credo. E da qui poi non mi sono mai mosso. Qualche incidente mi ècapitato però. Pur restando immobile, come un guardiano del faro,imperturbabile, mi sono una volta massacrato in un volo piuttosto catastrofico.Questa benda rossa che vedi arriva da lì, da quella volta.
Comunque.La gente mi piace. Di qualcuno mi sono anche infatuato. Ma a volte mi sentooppresso anche io, sono uno sensibile, amplifico tutto, le cose io le vivoall’ennesima potenza. Non mi fermo mai. Catturo sensazioni, nella miaprofessione. Tradisco paure, intercetto battiti cardiaci, colgo al volo lesfumature di tutto. Faccio sognare, faccio divertire, suscito amore. E nonperdono.
Peròchi mi conosce bene, davvero bene, mi rispetta, si fida di me e impara il miosegreto.
Quantestorie avrei da raccontare. Quante. Magari ve ne racconto una per una. Comequella volta in cui…
Ops,scusate, non posso continuare. Il lavoro mi chiama. Alla prossima volta.
FirmatoMike – The Microphone.