Mike Dargas e le sue Honey Faces: dipinti di volti di donna imbrattati nel miele

Creato il 25 marzo 2015 da Alessiamocci

È considerato il maestro dell’”iperrealismo emotivo”, poiché riesce a dipingere volti di donne come fossero fotogrammi. Istantanee, il cui studio del soggetto si rivela talmente intenso da imprimere ad esso l’effetto dello psicodramma. Una “vicinanza” sempre più intima volta a mostrare le emozioni e i conflitti interiori, tanto da spingere l’osservatore ad affrontare la vera natura dell’uomo, al di là della sua storia.

Fino a qui, sarebbe tutto regolare. Un artista, Mike Dargas, nato a Colonia nel 1983, particolarmente attento alla realtà, capace di imprimere ai suoi soggetti un’immagine “perfetta”, tanto da essere scambiata per una fotografia. E allora, perché siamo qui a parlarne? Qual è la peculiarità di questo pittore?

Ebbene, nonostante le fonti affermino che egli non si limiti a ritrarre un tipo particolare di soggetto, raffigurando indistintamente giovani, vecchi, belli e brutti, è sui volti di giovani donne che la nostra attenzione si sofferma. Ritratti, oltre che di estremo realismo, anche di esasperata sensualità, che ricordano molto “Nove settimane e mezzo”, il film degli anni Ottanta che i meno giovani avranno ben presente. Oppure, se vogliamo riportare il discorso al presente, i nuovi trattamenti che si effettuano nei centri estetici.

Sì, perché tipico di Mike Dargas è dipingere questi volti come fossero imbrattati di miele, la sostanza naturale che può dare adito a diverse interpretazioni.

Certo, per uno che già da bambino è stato “madonnaro”, un cambiamento, se non altro di stile, è avvenuto. Dargas ha scoperto giovanissimo la pittura di strada, iniziando a riprodurre le immagini sacre degli antichi maestri, a pastello e a gesso, davanti alla cattedrale di Colonia. Autodidatta, ha appreso diverse tecniche pittoriche e, nei suoi primi anni di carriera, è diventato un nome in patria in veste di tatuatore, dove ha vinto numerosi premi, ispirandosi a geni come Dalì e Caravaggio.

La sua attenzione è da subito rivolta quindi a surrealismo e realismo, connubio che, a nostro parere, ha mantenuto nel corso del tempo. Cospargere questi volti- di cui si distinguono i singoli particolari delle ciglia, i pori della pelle, le labbra turgide e solitamente dischiuse in atteggiamento estatico- di un elemento “improbabile” come il miele, unisce i due filoni.

Le tele, nominate “Honey Faces”, sono di grandi dimensioni, ed impressionano per la capacità di trasferirvi il realismo fotografico e la particolare cura nel dettaglio.

In rete, la pittura “iperrealista” di cui Dargas è rappresentante è molto apprezzata, forse per lo stupore e la meraviglia che è ancora in grado di suscitare. Solo se osservati da molto vicino, infatti, questi soggetti in grande scala, svelano il particolare della pennellata, rivelandosi per quello che sono: quadri e non fotografie.

I volti di giovani donne grondanti di miele e talvolta anche di cioccolato, che l’artista ricerca nella vita di tutti i giorni, bramano di desiderio, esprimendo tutta la loro femminilità. L’utilizzo di elementi convenzionali, quali il miele o il cioccolato, resi con una fluidità inaspettata attraverso la pittura, rappresentano veri e propri “virtuosismi” per il pittore.

La capacità di rendere un dolcificante naturale che si usa normalmente nel tè, si trasforma in abilità di restituire un materiale che, attraverso un colore sfavillante e un ritmo lento dovuto alla sua viscosità, si pone a servizio della sensualità del corpo umano.

Insieme a queste donne, allo spettatore sembrerà di assaporare il miele, mentre dal volto scivola e indugia sulle labbra.

Senza dubbio una collezione originale, quella di questo artista tedesco. Un lapsus freudiano mi avrebbe portato a scrivere “colazione”, ma credo che l’artista non ne sarebbe scontento. La voluttà intensa di assaporare la vita, espressa da queste figure, induce il pensiero all’idea di “cibarsi” di qualcosa.

Che sia arte, oppure alimento, cresce la sensazione di assaporare il momento, cogliere a “piene mani” del presente. E l’ambito nel quale le nostre riflessioni possono rimanere, diviene davvero ampiamente interpretabile.

Written by Cristina Biolcati