Milan 2010/2011: i primi appunti tattici

Creato il 05 ottobre 2010 da Gianclint

-Prima parte: il modulo, l’attacco a tre; tenere il campo, giocare la palla nelle due dimensioni-

Uno degli aspetti che più ci ha fatto discutere dal punto di vista tattico è quello del modulo a 4.3.3.: o meglio della scarsa propensione a difendere dei due attaccanti esterni. Ronaldinho è l’imputato numero uno  per la critica, non tutta… certa non si azzarda neanche -chi sa perché-

Leggendo con estrema attenzione -vi assicuro- le dichiarazioni del Mister da quando è arrivato qui, quel che traspare anche dal campo è un fatto: a Ronaldin­ho non si chiede fase difensiva -sarebbe un errore, infatti-, se mai una maggiore partecipazione, la disponibilità nel cosiddetto “dare una mano”.

Questo si è tradotto in cosa?, i più attenti fra gli amici ed i lettori del Milan Night, avranno notato una maggiore mobilità da parte dell’80 che, almeno in apparenza però è andata a sottrarre estro e fantasia in fase offensiva. Ma proprio all’ultima gara , di Parma,  la migliore partita per quantità e qualità di Ronaldinho, 3/4ista atipico, partendo nella ricezione molto lontano alla porta: se le panchine hanno quest’effetto, ben vengano…

Giocare con tre davanti è possibile -anzi, arrivo a dire “indicato”, dati certi input Societari-, ed abbiamo visto come Mister Allegri intenda far assorbire non tanto la strutturazione, quanto le caratteristiche, alla squadra: tendendo alta la linea difensiva e attaccando presto la palla… “rimpicciolendo il campo” e rendendo la transizione immediata.

Intelligenza calcistica, esempio per i compagni, nessuna paura: così si sta su un campo di calcio.

Chi rende possibile un progetto del genere in attacco? Esempio di granitica volontà per i compagni, riesce a addomesticare il dolore come un samurai: Zlatan Ibrahimovic. Chi frequenta lo stadio sa di che parlo: il prendere a muso duro Pato -1°giornata Milan-Lecce- su un mancata protezione vale più di cento parole di qualunque allenatore, foss’anche Confucio. Allo stesso modo questo Ibra, partito nello spogliatoio a fari spenti, mette gli abbaglianti in campo: mezzo fiaccato, va in pressione sull’avversario contro il Genoa, così ad Amsterdam al 90°… poi si gira ed osserva i compagni, c’est a dire: “… se-lo-faccio-io!”. A Parma dove la prestazione è di prim’ordine, nonostante il gol mancato, tien su la palla come nessuno: i centrocampisti e i compagni di reparto, che partivano nell’occasione da lontano, ringraziano.

Un problema si è palesato in maniera evidente: il saper tenere il campo con presenza. Non basta seguire l’indicazione di Allegri sull’importanza della verticalizzazione e sulla continua ricerca dei tempi d’inserimento -tutti parlano di quelli dei centrocampisti quando sono quelli dei terzini i più carenti-. Il centrocampista intelligente gioca le due dimensioni del campo, non una: per farlo l’aiuto dei terzini è fondamentale per poter giocare fruttuosamente anche in orizzontale e non affidarsi sempre al lancio lungo o ad una conduzione sterile.

Mister Massimiliano Allegri: la squadra risponde "ai comandi". La sfida ora è lì da raccogliere

Questione di scelte sbagliate?, non credo perché Massimiliano Allegri non è arrivato alla cattedra di Coverciano improvvisando, ma sviluppando, pur forte del suo passato da calciatore, concezioni calcistiche personali ragionate. La Trasferta di Roma ne è stato un esempio piuttosto evidente dal punto di vista che ci interessa: il 4.4.2., imbastardito dalla presenza di Boateng, che un esterno non è, ha portato la squadra ad attaccare solo per vie centrali, ad essere “scoliotica”, non armoniosa nelle distanze fra i centrocampisti, anche per via della mancanza di superiorità numerica che i terzini devono dare -soprattutto quando i due esterni di 4.4.2. sono “falsi”-: lo scopo era quello di trovare per primo compattezza, nell’occasione.

E dal Mister proprio il centrocampo è stato messo al centro del progetto in maniera evidente di cui tratteremo nella prossima parte: lì la maggior rotazione -NON dettata da indisponibilità come in attacco-, alla ricerca di alchimie fra gli interpreti. Una sensazione è netta: se Seedorf sta bene gioca, così come Pirlo… i dubbi pare siano fino ad oggi su chi va a terminare la composizione del terzetto di metà, ovvero Boateng/Gattuso/Flaminì e dopo la sosta Ambrosini.

Dalla gara di Roma si è chiesto più compattezza, dicevamo: trovata in casa contro il Genoa e poi ad Amsterdam, pure con un cambio di modulo, di cui parleremo nella terza parte di questa piccola serie, che sfrutta la sosta per tentare insieme ai lettori di fermare alcuni punti prima di ripartire.

In chiusura cito un aspetto poco praticato che è quello della condizione fisica: ingeneroso sarebbe sottovalutare la costante condizione che accompagna la squadra per tutti i 90’. Aver giocato spesso buoni secondi tempi non è un caso… il lavoro DURO dello staff tanto magnificato quest’estate pare essere diventato “trasparente”: non uscire dalla gara fino alla fine lo rende al contrario tangibile.


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