Milan-Bari, Coppa Italia: presentazione della gara

Creato il 18 gennaio 2011 da Gianclint
-… e dintorni- 

Più che una leggenda: un uomo di poche parole, un Milanista tutta la vita.

Il pensiero andrà già a domenica sera, impastato dagli ultimi risultati e dalla prestazione sconcertante di Lecce di tutta la squadra. Quale migliore occasione per presentare i giovani che la serata di giovedì? C’è la posta in palio dell’accesso ai quarti di finale di coppa Italia; un avversario che verrà a giocare le sue chances mettendo a sua volta in campo risorse inedite.

Ma la gara col Bari forse sarà ricordata “solo” per esordio dal 1’ del numero ‘99’, FantAntonio Cassano che a suon di assist e dichiarazioni abbiamo scoperto essere -ingenui noi…-, l’ennesimo… Figlio della Sud. A volte basta un attimo per innamorarsi, si sa: “Perché sopra di te c’è solo il cielo”, e tutta la vita per sentirsi le spalle coperte: “Questa sarà la mia ultima maglia”.

Un altro zingaro del pallone aveva detto la stessa cosa, pochi mesi fa: noi che sentiamo puzza di bruciato anche quando di mezzo c’è solo una scamorza affumicata, ci basta anche meno per pensare quanto sia vuoto e insignificante quanto abbiamo ascoltato e letto. Perché i “per tutta la vita” sappiamo cosa sono e abbiamo fiuto per riconoscerli.

“E’ lo show-biz, baby”, vero, e quanto ci piacerebbe essere estranei al nostro stesso “istinto”. Ma lì ci fermiamo un attimo e ripensiamo ai commenti di Piero e Raoul e Sandrino, che ci raccontano -senza scriverlo esplicitamente e per questo ancora più significativi-, di quel che non c’è più: il coinvolgimento, l’entusiasmo per questa squadra prima in classifica, con campioni che pochissime altre possono vantare in rosa, seguita da 40.000 anime allo stadio.

La società rispetti la storia ultra-centenaria, ripensi a quei vuoti che sono squarci sulle tribune colorare di S.Siro: le macchie blu, verdi, arancioni e rosse come chiazze di una malattia che ha preso tutta, e trasversalmente, la tifoseria. C’è qualcosa che non torna… e l’irriconoscenza e i pietismi li lasciamo ai predicatori emuli frustrati del Torquemada.

Il sospetto forte è che pure questo Milan sia una balla. Si lasci stare allora la crisi economica che c’è quando conviene -qualcuno ha detto che non c’è mai stata, no?!-; o l’Inter-Lazzaro risorta -per mano di un neo-Gesù Brasiliano-, che infiacchirebbe l’animo dei tifosi (solo quello di chi l’ha creduta morta… anche se mi domando… e quando sarebbe avvenuto “il decesso“?)

Giovedì ingresso gratis per gli abbonati Cuore Rossonero, forse l’esordio da dare in pasto alla stampa del 99, e clima che è tutto un invito a far altro che starsene per due ore al freddo. Non c’è l’accesso al turno successivo della Coppa Nazionale, c’è… un titulo! Fra le tante cose che Mourinho è stato bravo a far credere di avere inventato, c’è questa: non c’è più il gioco, c’è un fine che lo prevarica (e magari ne riparleremo venerdì)

Nessuna colpa a FantAntonio, nessuna ai ragazzi che verranno schierati: tutte a chi persegue un modello di calcio che non porterà a riempire gli stadi che piacerebbe ritornassero il luogo dove “succede il calcio”, non davanti alla Tv. Il coinvolgimento lo si trova nel riconoscersi in chi scende in campo, non nel “fenomeno” di turno destinato a durare fin quando un legamento regge, di cui si parla più per quel che fa fuori dal campo che d’altro.

“Non ci sono più le bandiere…”, questa l’amara constatazione che si sente dire e… morta lì. E’ vero, basta metterle sulla bancarella col cartoncino del prezzo in cima: fare i giocatori tutti uguali quando invece non lo sono: la gestione attuale, avrebbe portato Baresi e Maldini forse, certo non Galli, Tassotti, Evani, calciatori “fatti come si fa il pane“, non Campioni Nati. E nessuno di loro è stato un prodotto dello staff tecnico o dirigenziale del Milan attuale, ma un’eredità della sgangherata gestione Farina, non dimentichiamolo.

L’amico Gemon con serena e ficcante serenità si chiedeva qualche giorno fa: “Ma è possibile che il Barcellona sforni tutti gli anni dei giovani di talento e noi niente?” Non ho risposte certe, ma credibili sì. Nessuno dei nostri giovani attualmente in rosa ha neppure lontanamente ed il talento ed il carattere e la voglia di giocare a calcio di quelle bandiere, ma è lo stimolo a gettarsi oltre gli ormoni ballerini dell’età che manca: facilissimo capire l’antifona e pensar per sé oggi -e a ragione- da parte del giovane calciatore a scapito della propria crescita come professionista domani. Di giocare nel Milan neanche a parlarne.

Un giorno lontano, che mi auguro di non vedere, le bandiere staranno neppure più sulle bancarelle. Per il semplice fatto che nessuno le vorrà più e sarà considerato “normale”. Nel frattempo, procrastinando la discussione di importanti rinnovi, soppesiamo le preziose comproprietà di Strasser, quelle future di Merkel, Beretta magari, ammiccando con società di terza fascia -strutturale e tecnica-. Ennesime mosse che non porteranno ad un arricchimento tecnico, a nascodere la vergogna decennale di una programmazione calcistica giovanile assente, che non potrà trovare una nuova prospettiva in valori sportivi, calcistici e umani su questa falsa-riga.

Senza parole

La strada intrapresa fin qui porta ad una ritrovata “attenzione” per i giovani ma volta ad alimentare un discorso economico, non tecnico. La nuova generazione di ragazzi si affaccerà alla ribalta da qui ad uno/due anni: vedremo se non sarà ritenuta “sacrificabile”. In attesa di un giocatore Da Milancresciuto, fatto e voluto” con la Nostra MAGLIA, le belle parole ed i falsi propositi non renderanno il silenzio di S.Siro meno allucinante.


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