–La condizione fisica, il Mou e le ciliegie–
Leggendo le dichiarazioni di Massimiliano Allegri troviamo considerazioni di vario genere: ora sulla squadra, su ciò che deve fare in campo; ora sui singoli, che più o meno apertamente sono “richiamati” a se stessi. Nulla di significativo circa la preparazione svolta nel tiepido Dubai, e quindi da qui la certezza che “al centro” della situazione ci sia la condizione fisica (non bastassero i nostri occhi per averlo capito)
A S.Siro domenica sera il Cesena ci aspetta per dimostrare che la vittoria dell’andata non fu frutto del caso, che mercoledì è stato un assaggio e che solo per un pelo l’Inter… Con un Flaminì ancora uscito a metà dall’allenamento di martedì scorso; un Nesta che cigola per la condropatia; un T. Silva reduce dall’artroscopia -e dal “cagarino”-, Pato e Cassano al rientro dopo mesi di “fermo”, pur per differenti ragioni, l‘unica via è quella di appellarsi all’unità del gruppo.
Rivedere la gara dell'andata: ottimo metodo per trovare stimoli e voglia di rivincita
La miglior gara del Cesena fuori casa resta per me quella di Roma della prima giornata di andata: forte di una condizione fisica più sciolta dei romani, prese il punto a Roma una settimana prima della vittoria contro il Milan, con un Nagatomo in formato “Shinkansen” e di un Bogdani che pareva Boninsegna.
Nel tempo di 19 gare disputate, i nomi di Giaccherini e Parolo sono scomparsi da bocche e taccuini nobili, ed il Cesena farà gara puntando su altro che la qualità: Colucci parafrasando il signor Scoglio “ Come fa una 500 a battere una Ferrari? Nel traffico…“. Già mi aspetto di leggere: “Il Cesena arbitro dello scudetto”, ma vogliamo crederci sul serio, memori dei gol decisivi all’ultima giornata a determinare gli ultimi… tituli?
Sua Specialità dalla Spagna ci informa che “Sarà l’Inter a rivincere lo scudetto, come al solito”, fra le tante cose che ha detto questa è una delle più sensate perché ha un margine di errore del 50%; l’altro 50% sarà determinato dagli astri avversi al segno dei Pesci o dagli arbitri cui piace usare la manetta (o era la manita?). Al posto nostro il Mou, “colui che ha inventato la preparazione fisica con la palla” -eccome no!-, certo non avrebbe speculato su un calendario ritenuto abbordabile.
La preparazione in Dubai svolta sulla sabbia: i frutti quando arriveranno?
Se Mourinho non era interessato a portare su alti picchi di reattività fisica i suoi, preferendo un costante mantenimento della condizione, il lavoro evidentemente pesante del Dubai si pone un altro obbiettivo, non dissimile da quello che ha portato il Milan a trovare continuità nel girone d’andata dopo x giornate e non subito.
“Possiamo perdere delle partite da qui in avanti, non possiamo più sbagliarle”, detto fatto… E ancora ricordiamo bene: “Le prossime sei gare saranno quasi decisive per lo scudetto”: mancano ancora alla lista Cesena, Catania, Lazio e Genoa.
A quanto detto dal Mister, sommiamo quel che dice Gattuso: “Se non lo vinciamo quest’anno, non lo vinciamo più…”, da parte di tutti c’è la consapevolezza del momento della squadra che, se non è in crisi, poco ci manca per caderci dentro dalla testa ai piedi. Cercando di evidenziare non il solo risultato, il picco massimo risultato/prestazione lo si può individuare nelle gare contro Brescia e Bologna dove con risolutezza si portò a casa i tre punti attraverso la prestazione: poiché il primo ritardo fu accumulato proprio nelle prime giornate (-2 rispetto all’andata), bisognerà ripartire prima se non si vorranno rifare “solo” 40 punti.
Una volta di più, anche in queste ultime uscite, abbiamo potuto notare come quella dei “tre mediani” come panacea sia una sorta di balla mediatica: la discriminante è la condizione dei tre davanti. La loro condizione determina il pressing che vogliamo portare, e l’opportunità di recuperare la palla presto è proporzionata proprio alla quantità di mediani in campo, come comodamente si poteva osservare anche nelle gare vittoriose contro Bari, Palermo e Fiorentina.
Se ancora della capacità di organizzare il gioco vogliamo parlare, non crediamo che basti il ritorno di Pirlo in una squadra che sta manifestamente cambiando indirizzo di calcio, se mai determinazione nel volere ritrovare l’entusiasmo che porta a vincere: gli errori commessi in fase d’impostazione sono stati abbacinanti in tutte e tre le gare del 2011, non causa, se mai effetto di una squadra che ha smarrito l’identità, tanto che, non forzata, commetteva errori. La cura?, la chiarezza con se stessi, la concentrazione sul punto difficoltoso in cui si è: il resto verrà da sé, la condizione fisica per prima. Le vittorie sono come le ciliegie, una tira l’altra… fino a maggio. Si spera.