Come spiegato qui e qui quest’anno ho saltato l’appuntamentocon il Salone del Mobile ma, nonostante il web sia una finestra degna suglieventi che si sono svolti, ho preferito informarmi dai miei inviati speciali: imiei amici e colleghi di avventure.
Ho ascoltato le loro opinioni in merito alle esposizioniorganizzate in giro per tutta la città, all’aria respirata in zona Tortona,alle novità esposte al Salone ed ai giovani designers del Satellite.
Credo di aver capito che:
- Zona Tortona perde punti, identità, visitatori. Il motivoè che i quartieri interessati dagli eventi sono cresciuti di numero (ma non diqualità).
Questo ha portato ad un delirio generale: nessuno riesce a visitaretutto e si rimane sconvolti dalla disomogeneità delle manifestazioni. Siamo sicuri che gli organizzatori del Fuori Salone abbianovalutato bene tutti i pro e contro?Salvi Superstudio e Triennale.
- Volendo generalizzare il Satellite, ancora una volta si distinguono i giapponesi ed alcune scuole di design. A quanto pare abbiamo ancora molto da imparare.
- Al Salone del Mobile in genere si fa in tempo a visitare solo gli stand dellegrandi aziende. Purtroppo l’impressione generale è che l’edizione 2011 non sidistingua per innovazione. Si distingue Kartell per l'allestimento e?
- Il trait d’uniondella design week è stato (rullo di tamburi) la sostenibilità (non l’avreste mai detto eh?).Ma come al solito si perde di vista il fine e ci sifocalizza sul mezzo. Basta, per favore basta, al ri-uso creativo fatto passarecome design. Non siamo neanche in una puntata di Paint your life.
Mi rendo conto di aver fatto una descrizione riduttiva diquello che è stato un evento organizzato da migliaia di persone e che harichiesto notevoli energie e risorse economiche e scommesse sul futuro.Ed è per questo che vi chiedo di segnalarmi cosa avete vistodi bello, o di brutto, o semplicemente di nuovo.
P.S. Nelle immagini l’esposizione di Matali Crasset che non misarei voluta perdere (spazio del Master Haute Ecole d’Art et Design dell’Università di Ginevra).
Foto di Jole Paolantonio.