Milan-Palermo 3-1

Creato il 10 novembre 2010 da Gianclint

Salutate la Capolista.

Fotografatela, guardatela bene. Cogliete la rosa quand’è il momento {cit.} che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che oggi fiorisce domani appassirà. Avremo tempo e modo di scoprire se e quando diventeremo mangime per i vermi alle nostre spalle oppure no.

Il Milan è solo in vetta alla classifica sulla linea Pa-Ib-Ro. E’ questo il responso del turno infrasettimanale del campionato di Serie A, giunto alla sua undicesima giornata. I rossoneri hanno sconfitto per 3-1 il Palermo ed approfittano della sconfitta della Lazio a Cesena. Giornata negativa anche per Inter e Juventus, entrambe fermate sull’1-1 rispettivamente a Lecce e Brescia. Il tutto accade con la foca bella seduta in panchina – seconda volta consecutiva – e con Pirlo misteriosamente abbattuto da una delle macumbe di Seedorf.

Ci sono volute 11 partite di campionato per raggiungere l’equilibrio – un solo filosofo per il campo e nelle vesti di trequartista – e posso solo dire ad Allegri di continuare su questa strada.

Nesta rifiata e viene riconfermato Yepes. Gattuso squalificato viene sostituito dall’ottimo centrocampo formato da Massimo Ambrosini, Kevin Prince Boateng e Mathieu Flamini. Possesso palla intelligente per una volta supportato da un centrocampo con i controcazzi. I rosanero, si sa, con quel Pastore in mezzo non sono da meno. Se la giocano a viso aperto, scoprendosi quel tanto che basta per permettere di essere infilati.

La nota negativa della serata che vale il primo posto solitario è l’inquietante tunnel in cui si è infilato Christian Abbiati: 3/4 indizi cominciano ad essere tantini e francamente assurdi. Abituata com’ero al citofono brasiliano, Abbiati pareva un fenomeno di normalità e costanza fra quei pali. Ora pare rincoglionito a livelli siderali. Per fortuna sua e nostra i risultati stanno coprendo la scarsa forma del nostro portiere. Speriamo di non perdere punti durante il derby per l’ennesima partitina meravigliosa di un nostro estremo difensore.

È Boateng a dare la sveglia al match con un gran tiro da 25 metri che chiama Sirigu all’intervento. Pastore si fa male presto, ma resta in campo e dà qualità a una squadra che gioca, come detto, a viso apertissimo. Però il gol lo segna Pato, nel modo che gli allenatori avversari più detestano: angolo di Seedorf, Pato stacca indisturbato anticipando netto Bacinovic e palla nel sacco. Per mezz’ora è l’unico gol della giornata di tutta la Serie A.

Entra Miccoli nel secondo tempo per Pastore. Al 10′ tiro dell’attaccante leccese su punizione dai venti metri, Boateng spalanca le braccia in barriera e intercetta nettamente il pallone, è un rigore solare, ma Banti sorvola (come al 17esimo del primo tempo quando un contattino tra Thiago Silva e Pinilla desta qualche dubbietto).

Spinta fortissima del Palermo e meritato pareggio nella maniera che più fa incazzare chiunque: segna proprio Bacinovic, che raccoglie una palla vagante ai venti metri e infila Abbiati con un tiro che definire resistibile equivale a fargli un complimento.

Esce Pato al 20′ – problema muscolare alla coscia dopo uno scatto, derby a rischio – dopo essersi schiantato su Munoz – Banti anche qui è andato al bar a bersi un caffè – ed entra Inzaghi. Al 22′ gran tiro di Seedorf e palo. Rossi vuole vincere ed inserisce Maccarone.

Al 30′ controverso rigore per il Milan: palla controllata probabilmente col braccio da Ambrosini, incursione in area, rigore cercatissimo sull’uscita di Sirigu. Dal dischetto Ibrahimovic piazza perfettamente nell’angolo basso. Col Palermo completamente sbilanciato, magia di Ibrahimovic, imprendibile in progressione, palla in mezzo e tocco facile per Robinho, entrato per il povero bomber piacentino rotto dopo appena un paio di palloni giocati.

Per una sera Binho si mangia assist e non palle goal, come quello che potrebbe portare tranquillamente lo svedese a firmare una doppietta.

Come sembra lontana Cesena dopo 9 partite. Quel campo ha tolto e quel campo stasera ha contribuito a farmi scrivere “Salutate la Capolista”. Meglio non perdere tempo vista la nostra prossima avversaria.