Sveglia calcio che sei desto anche tu. Mizzeca che 2011.
Ricordate l’ultimo scudetto vinto? Ricordate il 2-2 contro il Chievo con lo splendido colpo di testa di Shevchenko, su un assist ancor più splendido di Manuel Rui Costa? Per la maggior parte della gara – primo tempo e fino all’1-3 di Di Natale – sembrava la copia sbiadita di un’altra partita di quella stagione – persa in casa contro la stessa formazione friuliana che, se fossi neutrale, ringrazierei per il delirante pomeriggio che mi ha fatto trascorrere.
I segni? Ci sono tutti. Ci sono stati giovedì scorso con la segnatura di un ragazzo che in corso Vittorio Emanuele ancora non hanno capito chi cazzo sia; ci sono oggi. Prego signori e signore che hanno a cuore quanto succederà a maggio di toccarsi.
Il Milan cercava una vittoria casalinga che avrebbe mantenuto a distanza la concorrenza ma la strana coppia, Sanchez – Di Natale, viene a Milano e regala ai neutrali una prestazione fantastica, coadiuvata da delle puttanate inenarrabili da alcuni uomini con la maglia a strisce verticali rosse e nere. Un match esaltante visto dal di fuori.
Immaginatevi un susseguirsi di bestemmie dapprima negative – poi positive ma con riserva – poi decisamente negative – allucinantamente positive – tristemente negative – orgasmicamente positive. Tant’è che quando l’arbitro fischia la fine della partita si è tutti cascati nella trance agonistica e la pressione arteriosa fatica a tornare normale. Non ne vuole sapere di tornare normale.
Incredibile pareggio del Milan a San Siro contro l’Udinese. Finisce 4-4 al termine di una partita infinita, con i friulani tre volte in vantaggio e sempre raggiunti dalla squadra di Allegri. Un pareggio per certi versi indolore per i rossoneri, che anzi guadagnano un punto sull’immediata inseguitrice, la Lazio, sconfitta clamorosamente dal Lecce all’Olimpico (1-2, gol decisivo di Grossmuller). Se voglio considerare la diretta rivale per la corsa tricolore – l’unica che considero veramente tale – Genova e Milano regalano una giornata estremamente positiva per la nuova Inter curata da Leonardo: -11 con due partite da recuperare dopo il successo a Catania in rimonta.
Nel Milan ritorna Ibra dopo la squalifica scontata a Cagliari, Gattuso recupera dai guai fisici al contrario di Nesta. Debutto in campionato per Marco Amelia che rimpiazza Abbiati. Nell’Udinese manca lo squalificato Pinzi, al suo posto c’è Abdi. Il resto del Milan contro un’Udinese venuta a Milano per provarci e non per fare la vittima sacrificale. Guidolin lo aveva detto alla vigilia. E’ una finale di Champions League da giocare senza timori riverenziali. A ritmo alto, pressando l’uomo. Detto e fatto.
Il centrocampo delle occasioni minori viene pressato con il coltello tra i denti dalla formazione di Guidolin. Il Milan è in evidente difficoltà, sbanda a destra e sinistra come le secondarie dei New Orleans Saints – formazione NFL che non difenderà il titolo conquistato nel 2010 a Miami. Rinculare verso la propria area di rigore, perdipiù in casa, è un chiaro segnale di confusione e di incapacità di reagire ad un avversario decisamente in palla. I centrocampisti che si inseriscono sono da sempre una condanna per il centrocampo rossonero di questo decennio: sia nei momenti buoni – ovvero quando comunque si vinceva qualcosa e soprattutto nei momenti grami.
Allegri fa alzare la squadra ma senza trovare soluzioni logiche: Seedorf che gia crea disturbo quando gioca in posizione più avvanzata, si ritrova nel punto nevralgico del campo e ne combina di tutti i colori. Giocatori molto rapidi come Sanchez, Di Natale e Abdi non si tengono. Spettacolare il loro movimento senza palla che porta logicamente in vantaggio la formazione bianconera. Inler fa quello che vuole e sull’ennesimo tiro da limite dell’area. Palla che colpisce il palo e poi il Capitano bianconero pronto.
L’incredibile merito del Milan di quest’anno è l’avere formato un gruppo che non ci sta. Ibrahimovic, decisivo e lucido come pochi altri, trasforma un tiro sporco in un assist per Alexandre Pato che manda tutti negli spogliatoi con il risultato perfettamente in parità.
Tolti i primi minuti della ripresa in cui il Milan rientra con tutt’altra faccia in campo e il riscaldamento di Andonio Cassano a bordocampo, l’Udinese fa il bello e il cattivo tempo anche nella ripresa dove accade letteralmente di tutto. Dopo uno splendido uno-due tra Gattuso e Pato, che porta il brasiliano a farsi respingere la sfera da Handanovic su tiro dal limite, è lo stesso portiere a fare il miracolo su Robinho.
Il Milan piace di più per atteggiamento nella ripresa, ma lascia scoperte le ritrovie per il piano B della formazione fruliana: le ripartenze al fulmicotone di Di Natale e Sanchez. Nel momento in cui bisogna battere il chiodo perchè è caldo, tracchete. Al 53’ Sanchez anticipa di testa Bonera e infila Amelia. Al 66’ Di Natale firma la doppietta personale con un bel destro sul secondo palo dopo aver saltato il solito Bonera. Inutile sottolineare come il calcio anni Trenta non subisca gli effetti desiderati contro un centrocampista perfetto per questo periodo come Inler. Ci hanno pensato gli assiderati – e straincazzatissimi per l’ennesima, orrenda prestazione di costui – a San Siro.
Grazie a dio in attacco c’è traffico: ed anche di ottima qualità. La gara sembra indirizzata nei binari udinesi, ma entra Cassano, che cambia la partita.
Al 78’ Benatia tocca di testa nella propria porta un cross di Thiago Silva, rianimando i rossoneri, che all’82’ trovano il pari con Pato, ben imbeccato da Cassano.
Il Milan, fuori di se, si sbilancia alla ricerca del gol vittoria e viene punito da Denis all’89’ in contropiede: Bonera un calciatore firma una prestazione da non consegnare ai nipoti. Sembra tutto finito, ma al 93’ Ibrahimovic supera Handanovic con il sinistro, firmando il definitivo 4-4.
Lo rifamo???