Due giorni fa sono stata ad una lezione all'università Cattolica. Il tema era la città di Milano e il mondo dello spettacolo, in particolar modo cinema e teatro; una lezione strettamente collegata al volume di AIM per il quale ho curato il progetto grafico nel 2011, e del quale ho già avuto modo di parlare qui.
L'aspetto negativo della cosa è stato il fastidio che ho provato nei confronti degli studenti. So di diventare intollerante con il passare degli anni, e so che sono tempi durissimi per tutti ma in particolar modo per i ventenni, che non riescono ad immaginarsi un futuro lavorativo e non hanno punti fermi ai quali appigliarsi. Ma ho osservato per tutto il tempo facce spente, annoiate, e mi è dispiaciuto. Non sto parlando di tutti, non avrebbe senso generalizzare, ma l'atmosfera era quella, e so di essere ingenua ma, lì per lì, non ci potevo credere! Spero sia stato solo un caso.
Il lato positivo è che la lezione era interessantissima e me la sono proprio gustata, soprattutto l'intervento di Antonio Calbi, l'autore del libro, con il quale ho lavorato a stretto contatto per mesi, ma sentirlo parlare ad un pubblico è una cosa completamente diversa, e credo che sarebbe davvero un buon professore.
Calbi è il direttore del settore spettacolo, moda e design del comune di Milano. Il suo grande amore è il teatro, e i concetti che ha esposto ai ragazzi nel raccontare quest'arte meravigliosa che è la recitazione mi hanno fatto riflettere.
Provo a elencarli:
- Osservare quello che si svolge sul palco ci aiuta a capire meglio noi stessi; è la vita che osserva la rappresentazione della vita.
Non riesco a percepire bene me stesso finchè non vedo la mia stessa vita rappresentata su di un palco: ad andare in scena è la società in cui siamo, e questa simbiosi ci serve per analizzarla.
- Il palco funge così da luogo delle passioni e delle azioni degli esseri umani. Anche ai giorni d'oggi, gli uomini rinunciano volentieri a tante cose, ma continuano ad avere bisogno di confrontarsi con storie ed attori (naturalmente questo discorso funziona ancora meglio se applicato al cinema, secondo me); al di là delle necessità primarie, abbiamo bisogno di assistere a uno spettacolo teatrale o alla proiezione di un film per nutrirci ad un livello profondo, ed è per questo che gli attori sono ancora così importanti agli occhi di noi "comuni mortali", oggi come tanti anni fa.
- Nel confronto fra Roma e Milano, non è detto che sia per forza Roma ad uscirne vincente, in quanto città del cinema, così scenica, fastosa, ma anche così dispersiva. Milano è a suo modo importante: è raccolta, per sua natura, ed il fatto che sia la capitale del design ci fa portare l'attenzione ad un certo senso molto sviluppato di ciò che è giusto e funzionale, cioè della bellezza che si sposa sempre ad un contenuto di spessore. Provate a riflettere su quanto si possa adattare bene questa tipicità milanese anche al mondo dello spettacolo.
Il grande Edoardo amava debuttare a Milano perchè diceva che se il suo spettacolo lì funzionava, sarebbe stato un grande successo ovunque.
- Trent'anni di dominio indiscusso da parte delle televisioni hanno lacerato profondamente la bellezza di cui stiamo parlando. Ed è vero che il teatro ed il cinema milanesi potevano fare molto di più: potevano affrontare i temi della politica e della mafia, e non l'hanno fatto.
- La critica maggiore che si può muovere al mondo del teatro milanese ed in genere italiano è quello di continuare ad essere troppo provinciale. Fatica a gemellarsi, a confrontarsi con l'estero, è questa è una grave mancanza. Strehler, Goldoni, e poi...????
...è come una macchina perfetta e scintillante che resta chiusa in garage.
Se vi interessa approfondire questo argomento, il nostro libro vi piacerà.
La lezione-conferenza è stata molto utile, personalmente, anche per scoprire alcuni professori davvero validi come Bernardi (storia del teatro) e Mosconi (storia del cinema), pieni di rabbia costruttiva e di passione, e questo mi ha dato un pò di speranza.
(nella foto, il mio banco e miei appunti)