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Gli ammanettati dell’ operazione Black Hawk agivano con «metodi tipicamente mafiosi» per mettere a segno una serie di reati che vanno dal riciclaggio all’ usura, all’ estorsione a alla truffa, tanto che agli indagati è stata contestata la specifica aggravante. In uno degli episodi di usura riportati nell’ ordinanza, Purita e Giovannini si facevano dare e promettere dal cliente indicato come «l’ amico del vecchietto», in corrispettivo del prestito di 40 mila euro, interessi del 20% mensile. E, per riscuotere, era sufficiente fare i nomi dei cugini Facchineri, appartenenti alla ‘ ndrangheta. Non basta però nell’inchiesta è stato coinvolto anche vicebrigadiere dei carabinieri in servizio a Monza, Salvatore Russo, corrotto dai due.
Tra i reati compaiono:c’è anche corruzione nel caso del vicebrigadiere dei carabinieri. Sono stati inoltre sequestrati beni mobili e immobili per un valore di 5 milioni di euro: nove ville a Monza, Modena e Bologna e cinque automobili di lusso tra cui una Ferrari Maranello.
Tra le vittime degli usurai ci sono molti imprenditori che però, hanno mai sporto denuncia.
I cugini Facchineri, Orlando Purita e Gianluca Giovannini si sono spacciati per l’inesistente capitano della Guardia di Finanza Silvio Morabito e hanno chiesto mazzette per evitare presunte verifiche fiscali: in un caso avrebbero incassato 120mila euro, in un altro 100mila. Per interpretare al meglio il ruolo, avevano corrotto il carabiniere Russo.
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