La settimana della moda maschile è decisamente meno sentita di quella femminile: meno buyer, meno giornalisti internazionali e nessun caschetto di Anna Wintour che occupa il front row. Ma nonostante ciò, Milano si riempie di colori, personaggi più o meno noti le provano tutte per farsi fotografare sui binari di Porta Venezia sfoggiando outfit improponibili, miscugli di colori da accecare lo sguardo, acconciature che neanche Lady Gaga oserebbe tanto: tutto solo per finire su chissà quale sperduto fashion blog sparso nella più recondita località del lontano medio oriente.
Sono convinti di essere in un film di Fellini, fotografati da LaChapelle e vestiti da Anna Piaggi. Ma quello che ne esce fuori è semplicemente il classico personaggio troppo condito che stonerebbe anche nella paradossale Roma rappresentata da Sorrentino ne La Grande Bellezza.
Tutti vogliono apparire, tutti vogliono esserci dimostrandolo al mondo intero postando fiumi di foto su tutti i social network possibili ed immaginabili. Un circo di quarta categoria che occupa i parcheggi dei paesini di provincia per 3/4 giorni a primavera, proponendo animali vecchi e malnutriti. Nani e ballerine. Lontano dalla meravigliosa tracotanza kitsch di Moira Orfei.
Io, quest’anno ho deciso di boicottare tutto questo, senza finta presunzione o mal celata arroganza, ma semplicemente perché mi rompevo le palle. Ogni anno si rischia di incappare in uno spettacolo già visto, in una collezione scopiazzata qua e la senza troppa vergogna. Per questo ho deciso onorare della mia inutilissima presenza, solo quello che reputavo davvero interessante.
Tre sfilate che mi sarebbe piaciuto vedere dal vivo, mi hanno beatamente ignorato: si tratta di Prada (collezione stupenda) Dolce&Gabbana (si confermano eclettici ed originali) e Bottega Veneta (classe ed eleganza allo stato puro).
Per il resto, il primo giorno mi sono concesso a Corneliani (solito: bella, elegante e senza fronzoli inutili. Bravi) a MSGM (colore, gioia e fantasia: un successo ogni giorno più meritato. Sorprendente) e Hogan (collezione più strong del solito, riuscita e divertente. Sperimentale)
- Il secondo giorno da Marni (un uomo sartoriale magnifico. Il parka e il bomber li voglio subito nel mio armadio. Entusiasmante) da Giuseppe Zanotti (lusso e solo lusso. Come sempre Zanotti esagera con calzature da sogno, amate da rapper internazionali e ricchi orientali. Lussuoso) Palzileri (eleganza e compostezza. Un classico della sartoria italiana che si conferma. Intramontabile) e da Missoni (come non si fa a volere bene alla famiglia Missoni? I colori dei maglioni emanano da 50anni gioia e spensieratezza. Una collezione come sempre mai banale. Effervescente).
- Il terzo giorno ho partecipato volentieri alla presentazione di Alessandro dell’Acqua (stato di grazia per il designer italiano, che da un paio d’anni non sbaglia una mossa. Ispirato) da Andrea Pompilio (talento sempre più puro, conferma stagione dopo stagione. Promettente) e da Fendi che porta in passerella tantissima pelliccia, meravigliosa, ma in grado di far girare gli zebedei agli animalisti di mezzo mondo (Iconico)
- Quarto ed ultimo giorno dedicato a Roberto Cavalli (il Robertone nazionale è sempre così esagerato da risultare imperdibile. Popstar) e Giorgio Armani che trasuda eleganza e compostezza (Magnetico).
Concluderò andando a vedere la nuova collezione di due brand giovani e bravissimi: Au Jour le Jour, due ragazzi simpatici, intraprendenti e tanto originali e le bellissime borse di Paula Cademartori, talento personale altissimo e manifattura di livello super elevato.
Tutto il resto è noia, appunto, much ado about nothing
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