MILANO. Per la Coldiretti solo 1 su 10 ha tagliato il consumo della carne dopo le parole dell’OMS.
Creato il 28 ottobre 2015 da Agipapress
MILANO. Solo 1 su 10 (11%) ha contenuto il proprio
consumo di carne ed insaccati dopo le notizie diffuse con la pubblicazione del
rapporto Oms.
E’ quanto emerge dall’indagine online elaborata dal sito www.coldiretti.it sugli effetti
negativi di un allarmismo ingiustificato in un Paese come l’Italia dove la
dieta bilanciata basata sui principi della dieta mediterranea ha garantito una
longevità da primato con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini.
“Si tratta di un segnale importante che dimostra il
buon lavoro di informazione che è stato fatto a partire dalle Istituzioni, ma è
anche il frutto delle precisazioni della stessa Oms che ha chiarito che nessun
alimento deve essere eliminato dalla dieta” ha affermato il presidente della
Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che occorre continuare sulla
strada della corretta informazione per non mettere a rischio un settore che dà
lavoro a 180mila persone, genera un fatturato di 32 miliardi ed è uno dei
simboli dell’Italia all’estero.
Il consumo di carne degli italiani con 78 chili a
testa, sottolinea la Coldiretti, è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli
Stati Uniti con 125 chili a persona o degli australiani con 120 chili, ma anche
dei cugini francesi con 87 chili a testa.
Non si tiene peraltro conto che,
precisa la Coldiretti, i cibi sotto accusa come hot dog e bacon che nei paesi
anglosassoni mangiano quotidianamente a colazione non fanno parte della
tradizione italiana.
Se dal punto di vista qualitativo la carne italiana è meno
grassa, la trasformazione in salumi avviene naturalmente solo con il sale.
Proprio quest’anno peraltro, precisa la Coldiretti, la
carne ed è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie
italiane dopo l’ortofrutta con una rivoluzione epocale per le tavole nazionali
che non era mai avvenuta in questo secolo.
La spesa degli italiani per gli
acquisti è scesa a 97 euro al mese per la carne che, con una incidenza del 22
per cento sul totale, perde per la prima volta il primato, secondo l’analisi
della Coldiretti.
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