MILANO. Poca pioggia e aria sporca, laghi e fiumi a secco: la Coldiretti segnala che in Lombardia solo 3 città “respirano”.
Creato il 31 gennaio 2016 da Agipapress
MILANO. Livelli di
smog alle stelle in molte città a causa del clima con un gennaio che ha visto
la caduta circa il 60% di acqua in meno dopo un dicembre il più secco da 215
anni da quando sono iniziate le rilevazioni e un novembre con piogge
praticamente dimezzate.
E’ allarme quello che lancia la Coldiretti che sottolinea come l’assenza di
precipitazioni provochi l’aumento dell’impurità nell’aria in molte città da
Napoli a Roma fino a Milano ma anche una storica siccità con fiumi e laghi a
secco che fanno temere per la disponibilità idrica.
In Lombardia, le
polveri sottili PM10 in pianura padana sono alle stelle nonostante la pioggia di
due giorni fa e nonostante il minor traffico che si registra nelle città
durante il fine settimana: dai 100 microgrammi al metro cubo su un limite di 50
Monza è passata a 82, Lodi a 79, Pavia a 96 e Milano a 76.
Brescia è scesa da
152 a 110, Mantova da 151 a 147, Bergamo da 149 a 60 e Cremona da 145 a 118.
Aria più pulita a
Lecco (da 43 a 42 microgrammi di polveri sottili per metro cubo) e Varese da 57
a 46. Peggiora Como da 67 a 70, mentre il “record del respiro pulito” spetta a
Sondrio con soli 35 microgrammi per metri cubo contro i 39 di ieri.
Sul Po intanto
sembra essere in estate con livelli idrometrici inferiori di circa 2 metri
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo le rilevazioni
effettuate dalla Coldiretti a Pontelagoscuro in questi giorni.
Al Ponte della Becca, in provincia di Pavia, il fiume ha sfondato la quota
negativa di 3 metri sotto lo zero idrometrico.
“La situazione -
continua la Coldiretti - è grave anche nei laghi che si trovano prossimi ai
minimi storici del periodo con il lago Maggiore che è al 17% della sua capacità
ed il lago di Como che è addirittura sceso al 12% mentre quello di Garda al 33%”. Le riserve idriche,
spiega Coldiretti Lombardia, sono a quasi il 60% in meno rispetto alla media
del periodo 2006-2014 e al 43,7% in meno rispetto al già secco 2007, mentre le
precipitazioni del 2015 sono state di appena 818 millimetri, ancora più basse dei
già scarsi 847 millimetri registrati nel 2007.
C’è anche poca neve
in montagna visto che in media non si superano i 50 centimetri di spessore
nelle zone sopra i duemila metri di quota.
Secondo Coldiretti
bisogna intervenire subito, portando acqua ai laghi e alzando il deflusso
minimo vitale per evitare rischi di desertificazione del territorio con gravi
ricadute sull'economia agricola e sull'equilibrio ambientale.
Ad aggravare gli
effetti negativi della mancanza di pioggia è il grande caldo con il 2015 che si
è classificato in Italia come l’anno più bollente della storia recente con una
temperatura superiore di 1,42 gradi la media di riferimento.
“In Lombardia -
spiega la Coldiretti regionale - a novembre le massime sono state di 2,3 gradi
superiori alla media del periodo ed è caduto l’88,3% in meno di acqua, mentre a
dicembre ci sono stati 2,4 gradi in più rispetto alla media e il 91,5% di
precipitazioni in meno. Il risultato è che in diverse regioni nei prati ci
sono primule, viole e margherite mentre le mimose sono già fiorite da tempo in
netto anticipo rispetto alla festa della donne. Ma nelle campagne si teme una serie compromissione dei raccolti
per il possibile prossimo ed improvviso abbassamento della temperatura. Ma -
precisa la Coldiretti - a colpire i raccolti sono anche le forti infestazioni
degli insetti patogeni che proliferano per effetto del caldo fuori stagione”.
Si tratta di cambiamenti
climatici che si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi
estremi che provocano pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli
ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e
siccità che è stata particolarmente violenta nel 2003, 2007 e 2012.
“Di fronte a questa
situazione - conclude Coldiretti Lombardia - occorrono interventi strutturali
ed è necessario sviluppare ogni iniziativa atta all'accelerazione
dell'attuazione del Piano di Sviluppo Rurale, in particolare per il riavvio del
Piano Irriguo Nazionale come richiesto dall'Anbi (Associazione nazionale
consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue)”.