Unico titolo di recentissima produzione in rassegna è Black Mass, che vede protagonista Johnny Depp, altra vera star del cinema contemporaneo.
Di seguito, una mia analisi del film Italian Gangsters e il programma completo della rassegna, rimandandovi per ogni informazione al sito della Cineteca.
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La pellicola ha infatti il merito, in primo luogo, di far riaffiorare dal buio della facile dimenticanza e riportare verso la luce della memoria eventi realmente avvenuti, che per circa trent’anni hanno portato alla ribalta delle cronache, e poi consegnato alle varie declinazioni dell’immaginario collettivo, le gesta violente di alcune bande malavitose, guidate da individui dalla diversa estrazione sociale ma tutti accomunati dall’idea di un’obbligatorietà della lotta armata, quale prosecuzione della Resistenza o ideale messa in campo di una rivoluzione tradita.
Le vicende delinquenziali di cui si sono resi protagonisti hanno accompagnato l’evoluzione della nostra nazione, dalla tragicità del dopoguerra, dove, per riprendere le parole di Ezio Barbieri (interpretato da Francesco Sferrazza Papa), in una città come Milano “una parte prendeva all’altra e l’altra subiva”, alla lisergica omologazione offerta dal boom economico.
Francesco Sferrazza Papa
In seconda analisi si rivelano piuttosto affascinanti le modalità attraverso le quali De Maria rende a noi spettatori il descritto flusso di memoria, a partire dalla ricercata impostazione teatrale, non scevra, credo, da un certo simbolismo: i vari protagonisti avanzano dall’oscurità verso la luce che rischiara il proscenio, presentandosi direttamente al pubblico narrando le loro gesta. Ecco il citato Barbieri, Paolo Casaroli (Sergio Romano), Pietro Cavallero (Aldo Ottobrino), Luciano De Maria (Paolo Mazzarelli), Horst Fantazzini (Andrea Di Casa), Luciano Lutring (Luca Micheletti), alias “Il solista del mitra”, intenti a raccontare aneddoti, particolari della loro vita, di quanto vedevano intorno a loro in quegli anni, giovani reduci dalla II Guerra Mondiale, affamati non solo di cibo, abituati all’uso delle armi, adusi a ricorrere alla violenza quale rimedio estremo contro ogni sopruso.
A conflitto ultimato, totalmente avulsi dal contesto sociale e politico nel quale comunque erano cresciuti, eccoli perseguire una loro personale lotta per annullare tutte quelle discrepanze sociali che man mano prendevano forma, in particolare una volta che la ragione economica sembrava prendere il sopravvento su tutto e tutti.
Sergio Romano
All’interno di un sistema dove i confini fra Bene e Male erano ancora nitidi e distinti, questi antieroi tiravano fuori dal cassetto il loro personale sogno di facile arricchimento e giustizia, tra causalità delle scelte e rigorosa professionalità nell’esecuzione dei colpi portati a segno, fino al momento in cui la Polizia li consegnerà alle patrie galere. Ciò che mi ha particolarmente affascinato nel corso della visione è in primo luogo l’avallo garantito alla veridicità degli accadimenti: quanto sentiamo per bocca degli attori è estratto da libri autobiografici o interviste del tempo, una sorta di tramando orale che viene poi ulteriormente rafforzato visivamente grazie ad un suggestivo intarsio d’immagini.
Vediamo infatti succedersi filmati di repertorio, cinegiornali dell’Istituto Luce, che vanno a mescolarsi, ulteriore motivo di fascinazione, con quanto i tragici avvenimenti andavano a creare, in linea di continuità, all’interno dell’immaginazione popolare; quest’ultima trovava poi ben presto una rappresentazione cinematografica, ed ecco aggiungersi ai reperti cronachistici singole sequenze estrapolate da vari film di genere, dal polar francese al nostrano poliziottesco, passando per i toni grotteschi della commedia all’italiana e senza dimenticare l’efficace mediazione offerta dal nostro cinema d’impegno civile o politico, denso di fervido idealismo.
Andrea Di Casa
Molto efficace, volto ad offrire un come eravamo dai contorni più sfumati ed intimistici, l’inserimento di spezzoni di filmini in super 8, casuali riprese di vita ordinaria.
Il tutto viene reso efficace da un montaggio particolarmente serrato (Letizia Caudullo) che va di pari passo con un motivo sonoro straniante ma piacevolmente incalzante nel sottolineare lo scorrere delle varie sequenze, per quanto verso il finale sia possibile notare un leggero calo di tensione. Italian Gangsters, in conclusione, si sostanzia come un amarcord realisticamente noir , fondamentale, ad avviso di chi scrive, nell’esprimere la necessità che passato e presente, resi in guisa di unico flusso dalla sinergica azione della memoria storica e dell’immaginario collettivo, possano trovare la loro unione nel rammentarci quel che siamo stati e ciò che siamo divenuti, in particolare in un paese come l’Italia, dove al ricordo, sempre contornato da puntuali polemiche che ne impediscono un’unitaria oggettivazione, si preferisce il facile oblio oppure, alternativa non meno sciagurata, un calcolato revisionismo.
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Renato De Maria
Sabato 19 dicembre, ore 21.15 / Sabato 26 dicembre, ore 19 / Domenica 27 dicembre, ore 17 / Lunedì 28 dicembre, ore 21.15 / Martedì 29 dicembre, ore 19.15 / Mercoledì 30 dicembre, ore 21.15 / Venerdì 1 gennaio, ore 17.15 / Sabato 2 gennaio, ore 18 / Domenica 3 gennaio, ore 21.15 / Martedì 5 gennaio, ore 19.30 / Mercoledì 6 gennaio, ore 19: Italian Gangsters – Anteprima (Regia: Renato De Maria. Sceneggiatura: Federico Gnesini, Valentina Strada, R. De Maria. Montaggio: Gianfilippo Corticelli, Letizia Caudullo. Musiche: Lele Marchitelli. Interpreti: Andrea Di Casa, Francesco Sferrazza Papa, Sergio Romano, Aldo Ottobrino, Paolo Mazzarelli. Luca Micheletti. Italia, 2015, 87’).