2001:Odissea nello spazio rappresenta ancora oggi una esperienza visiva affascinante, un viaggio nello spazio che diviene immersione interiore alla scoperta del conoscibile e del trascendente, per affrontare temi complessi, catturando l’inconscio dello spettatore. Sceneggiato da Kubrick insieme allo scrittore Arthur C. Clarke, ispirandosi al racconto di questi, La sentinella (The Sentinel, 1948), il film vinse nel 1969 l’Oscar per gli effetti speciali visivi, tuttora stupefacenti, specie considerando la loro realizzazione in un periodo in cui la manipolazione delle immagini era ancora sperimentale.
Interstellar (Oscar 2015 per i migliori effetti visivi) può essere visto come una moderna parabola sul destino dell’umanità, oltre che, circoscrivendone l’impatto all’interno della realtà americana, una rilettura del mito della frontiera.
Una riflessione sui nostri progressi, anche quelli presunti tali, e sulla potenzialità, a volte definita all’interno dell’eventualità, di varcare le Colonne d’Ercole dello scibile umano, estendendolo in ogni ambito dell’universo, così da acquisire e delimitare all’interno di quest’ultimo un estremo e tangibile significato col quale additare la nostra esistenza.
“2001: Odissea nello spazio”
La rincorsa verso qualsivoglia innovazione, materialmente labile in quanto destinata ad essere al più presto soppiantata da altre inedite e più performanti mirabilie tecnologiche, tende a farci dimenticare quel “qualcosa” che, per quanto banale possa apparire, compensa l’affannoso incedere quotidiano. Una particolare applicazione della legge di gravità, il cui epicentro verte quel sentimento capace di ricondurci alla nostra interiorità, L’amore che move il sole e le altre stelle, scaturente da un’Entità superiore che ci trascende e ci sovrasta, o, laicamente, personale proiezione di quanto si cela nel nostro animo, manifestata nell’intento di condividerlo con gli altri, quanti ci sono già vicino o che incontriamo lungo il cammino.
La ciclicità dello scorrere temporale, se opportunamente contrassegnata dalla rivalutazione di un’interiorità data per dispersa ed ora ritrovata in nome di un’emozione particolare, ma idonea a divenire universale, può rappresentare l’opportuna modalità per definire la nostra esistenza all’interno del cosmo.
Due pellicole capaci di esternare un’intima necessità, riscoprire la dimensione della nostra essenza più fragile e pura, propulsiva di un concreto progredire verso l’infinito e oltre.
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(fantascienza.com)
Sabato 2 maggio (ore 15.30 e ore 21): Interstellar – Edizione in 70 mm. Regia: Christopher Nolan. Sceneggiatura: C. Nolan, Jonathan Nolan. Interpreti: Matthew McConaughey, Anna Hathaway, Jessica Chastain, Bill Irwin, Michael Caine, John Lithgow. UK/USA, 2014, col., 168’.
Domenica 3 maggio (ore 18.45): 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) – Edizione in 70 mm. Regia: Stanley Kubrick. Sceneggiatura: A.C. Clarke, S. Kubrick,. Interpreti: Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Margaret Tyzack. UK/USA, 1968, col., 140’.
Informazioni: info@cinetecamilano.it / www.cinetecamilano.it