#MilanoDaLeggere: 501 luoghi da scoprire (seguendo le famose cinque W…)

Creato il 08 maggio 2015 da Maryandthebooks @MaryTraf

Ve l’avevo detto?

Dopo anni in cui Milano veniva vista praticamente solo come la città “dove vai a lavorare, mica a fare turismo”, finalmente si prende il suo riscatto. E non è solo merito di Expo 2015 che ovviamente le sta puntando addosso i riflettori di tutto il mondo. Complici i voli low cost che negli ultimi anni hanno portato qui aerei dai luoghi più impensabili d’Europa. Complici i nuovi turisti dello shopping che hanno ripopolato le vie del centro. Complice l’ondata di investimenti e di rinnovamento che ha regalato alla città nuovi musei, nuovi eventi, nuove attrazioni. E quindi? Quindi abbiamo scoperto che Milano è bella, e abbiamo cominciato a raccontarne gli angoli più segreti. Come nel libro di cui vi parlo oggi. Che per una come me, sempre curiosa di andare a scoprire nuove chicche, è una tentazione non da poco.
Sì, perchè il libro è ambizioso e si chiama “Il giro di Milano in 501 luoghi” (Newton Compton Editori).

“Si fa presto a dire Milano. Ma ci vogliono metodo e pazienza
per conoscerla davvero. E tempo per scoprirla”, scrive nella sua introduzione l’autrice e giornalista Marina Moioli.

E io concordo appieno con lei. Che è andata a scovare davvero una miriade di chicche, alcune note altre decisamente meno, per chi vuole sapere cosa fare e cosa vedere a Milano al di là dei luoghi comuni. Ma anche per chi in città ci vive. Infatti io lo prenderei come un messaggio, e un invito contro la pigrizia. Milanesi, esplorate la città e lasciatevi stupire!
Perchè nel libro racconta non solo attrazioni turistiche ma anche retroscena e curiosità su negozi, hotel, ristoranti, strade di tutti i giorni. E per farlo in maniera leggera ha scelto la via delle famose cinque W del giornalismo, ovvero: who, what, where, when, why. Ecco dunque Milano in 501 domande, raccolte intorno a sette caratteristiche della città. E, per ognuna, un dettaglio utile a chi volesse usare il libro come una guida: i mezzi pubblici per raggiungere il luogo in questione (perchè Milano si può esplorare benissimo con i mezzi pubblici!).

Io, curiosissima, mi ci sono tuffata ma ho pensato: come potervi raccontare un libro così? Con un mio personalissimo punto di vista, pescando tra le storie che mi hanno incuriosito di più!

Milano e le sue architetture

Dov’è la Cappella Sistina di Milano?

“Varcare il portale della chiesa di San Maurizio al monastero
Maggiore è come aprire un piccolo scrigno. La
facciata esterna, rivestita in pietra grigia di Ornavasso,
non ha nulla di particolarmente rilevante. Ma appena entrati
si capisce subito perché sia stata chiamata “Cappella Sistina di
Milano”. Qui infatti è presente una quantità impressionante di
affreschi, come in poche altre chiese d’Italia. Questo gioiello
architettonico rinascimentale venne costruito su progetto di
Giovanni Giacomo Dolcebuono nel 1503. Le era annesso un monastero
di monache benedettine, di cui oggi rimangono due
chiostri residui, uno dei quali ospita il museo Archeologico.Chiesa di San Maurizio al monastero Maggiore
corso Magenta 15
mm1 Cordusio – mm2 Cadorna
Tram 19, 27

Milano verticale e avveniristica

Perchè la zona dei gasometri è detta “la Goccia”?

“I gasometri del quartiere Bovisa sono uno degli esempi più
interessanti di archeologia industriale a Milano. Grandi
strutture, un tempo utilizzate per accumulare il “gas di
città”, impiegati sia per usi domestici, sia per l’illuminazione
pubblica delle città, oggi sono una sorta di cattedrali, testimoni
di un’epoca del recente passato.
L’Officina del gas della Bovisa fu progettata nel 1905 dall’Union
Des Gaz di Parigi, strategicamente costruita nell’area Bovisa
dove erano presenti due linee ferroviarie che permettevano
il trasporto del carbone fino all’impianto di produzione del gas.
I gasometri della Bovisa hanno incuriosito e colpito parecchi
artisti. Le strutture sono state rappresentate nei quadri di Mario
Sironi, nelle pellicole di Luchino Visconti, nei racconti di
Giovanni Testori e nelle fotografie di Giovanni Basilico. In questa
zona, soprannominata “La Goccia” per la sua forma, delimitata
com’è dalle tratte ferroviarie, dovrebbe sorgere un Central
Park milanese”.
Gasometri Bovisa
via Giampietrino
Bus 92

Milano culturale

Dov’è nato il Futurismo?

“Nessuno ci fa caso passando davanti al portone di via
Senato 2, ma ancora oggi c’è una lapide che svela una
tappa storica della vita culturale milanese: la nascita
del Futurismo. L’iscrizione recita: «Questa è la casa dove nel
1905 Filippo Tommaso Marinetti fondò la rivista Poesia. Da
qui il movimento futurista lanciò la sua sfida al chiaro di luna
specchiato nel Naviglio». Non a caso i Navigli erano un simbolo
di romanticismo che i futuristi odiavano.
Il celebre Manifesto del Futurismo, invece apparve su «Le Figaro»,
il quotidiano di Parigi, solo nel 1909. La scelta della tribuna
parigina per il lancio del movimento si rivelò subito una gran
cassa di risonanza capace di interessare aree culturali molto
lontane. Fu il primo movimento d’avanguardia nato in Italia,
destinato a rompere l’isolamento provinciale della nostra cultura
e a riaprire un dialogo con l’Europa”.
Casa Marinetti
via Senato 2
mm1 San Babila

Milano pittoresca e curiosa

Dove si può ancora trovare la numerazione austriaca delle case?

“Al tempo della dominazione austriaca i numeri civici
delle case milanesi erano assegnati in modo singolare,
secondo un sistema progressivo unico che oggi si
ritrova solo a Venezia. Si partiva dal numero 1, corrispondente
a palazzo Reale, e si proseguiva in senso circolare a spirale, dal
centro alla periferia, all’epoca delimitata dalle mura spagnole,
fino all’ultimo numero: il 5314.
Quando a un certo punto le case diventarono troppe, si decise
di adottare il metodo oggi in vigore, con i numeri civici divisi
per strada e il numero pari sempre sul lato destro della via
rispetto al cento.
Molti casi i numeri civici austriaci sopravvivono ancora sulle
facciate dei palazzi più antichi. Ad esempio sulla celebre Casa
degli Omenoni, nell’omonima via dietro piazza San Fedele, si
legge il numero 1772, che alcuni erroneamente scambiano per
l’anno di costruzione, che invece è il 1566. Nella vicina via Morone
sulla facciata di un palazzo si legge il 1166, mentre in via
Sant’Andrea si ritrovano i numeri 808 e 828. Ma la caccia può
proseguire anche in via Durini, via Bagutta, via Meravigli o corso
Venezia”.
Casa degli Omenoni
via degli Omenoni

Milano verde e blu

Qual è il parco più piccolo?

“Il giardino Perego è un’oasi di pace e di fresco in pieno centro
grazie ai suoi alberi ad alto fusto (albero di Giuda, carpino
bianco, farnia, ippocastano, tasso e magnolia) tra
cui spicca un bagolaro di grandi proporzioni. Particolarmente
bello in autunno, quando le foglie dell’acero secolare si accendono
di mille sfumature di rosso, è il più piccolo “parco” di Milano.
Qualifica che gli deriva dalla posizione centralissima e
dalle storiche origini”.

Giardino Perego
via dei Giardini
mm3 Montenapoleone

Milano e l’ospitalità

Cos’erano i Bagni Diana?

“Uno dei monumenti Liberty della città è l’hotel Diana
Majestic. Il suo nome risale infatti ai Bagni Diana,
aperti nel 1842 come prima piscina pubblica milanese
e oggi trasformati nel giardino dell’hotel. Circondato da platani
centenari e glicini, è uno dei luoghi più esclusivi e rilassanti
di Milano, una vera oasi di pace. Ma il Diana è anche
noto come l’hotel dell’alta moda, che ha visto nascere stilisti
italiani ora famosi in tutto il mondo, e ancora oggi continua la
tradizione di ospitare nelle sue sale le sfilate di moda”.
Diana Majestic
viale Piave 42
mm1 Porta Venezia

Milano golosa

Dove si mangia la miglior cotoletta alla milanese?

“Qui ci sono ancora la vecchia radio, le brocche di ferro
smaltato e anche lo spirito è lo stesso di una volta.
Oggi che è celebrata dalle migliori guide gastronomiche
resta un indirizzo prezioso tra i buongustai milanesi.
Aperta dal 1928, la Trattoria del Nuovo Macello è stata per decenni
il luogo preferito da camionisti e operatori del mercato”.
Trattoria del Nuovo Macello
via Lombroso

Milano e lo shopping

Qual è il negozio preferito delle ballerine?

“A pochi passi dalla Scala e di fianco al Teatro dei Filodrammatici,
dal 1919 c’è una piccola bottega, famosa
in tutto il mondo, che è la vera mecca per chi ama il
ballo: Porselli.
Da sempre produce artigianalmente ogni scarpetta da ballerina
(o ballerino) con nastrino sulla tomaia e bordini preziosi,
ma offre anche una gamma completa di ogni tipo di accessorio
di scena”.

Porselli
piazza Paolo Ferrari 6
mm1 Duomo o Cordusio

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