Fonte foto: TMW
22 maggio 2010, minuto 70: Diego Milito segna la 2a rete nella finale di Champions League contro il Bayern al Santiago Bernabeu, e consegna di fatto la coppa dalle grandi orecchie all’Inter, che l’attendeva dai tempi di Facchetti, Mazzola, Corso ed Helenio Herrera.
È l’apoteosi per i nerazzurri, ma soprattutto è l’apoteosi per lo stesso Milito, che chiude nel migliore dei modi una stagione fantastica per lui e per la squadra, e marchia a fuoco anche questo successo, dopo le reti decisive nella finale di Coppa Italia e nel match-scudetto, sancendo lo storico Triplete del club meneghino: l’argentino corona con un 2010 da urlo una carriera nella quale (al netto di alcune delusioni) è diventato una leggenda in ogni club nel quale ha militato, dal Racing all’Inter, passando per Genoa, Real Saragozza e… Genoa.
Già, perchè la carriera del Principe del Bernal, che si chiuderà a giugno, è stata legata a doppio filo proprio al Grifone, prima che all’Inter, con cui ha certamente ottenuto le sue migliori soddisfazioni, ma vanta una media-gol peggiore rispetto alla Liguria: sono infatti ben 60 le reti di Milito in 93 presenze del Genoa, un numero che però non basta a spiegare il legame dell’argentino coi rossoblù e con la città. Il club del presidente Preziosi, infatti, punta su Milito quando ha 25 anni ed è un attaccante di belle speranze che milita nel Racing (34 gol e l’Apertura 2001 in 137 presenze), gli dà la possibilità di emergere e mostrare già quello che vale, seppur in Serie B (21 gol nel 2004-05), ma è anche costretto a scaricarlo dopo l’umiliante retrocessione in C1 per il caso-Maldonado: un club che milita nella terza serie non può permettersi un Milito a quei livelli, e così Diego finisce al Saragozza (prima in prestito e poi a titolo definitivo), dando un’ulteriore svolta alla sua carriera.
Nella Liga, infatti, l’attaccante dalle origini italiane (i nonni erano di Terranova da Sibari, Calabria) ritrova il fratello Gabi e si consacra definitivamente, e trascina i suoi alla qualificazione nella Coppa UEFA con la bellezza di 23 reti nel 2006-07: le caratteristiche di Milito, un grande fiuto del gol e la capacità di leggere i movimenti dei difensori e sfruttarne ogni debolezza, diventano così note al grande pubblico, ma il palco di Saragozza inizia a star stretto al Principe che, dopo la bruciante retrocessione del club iberico (nonostante le sue 15 reti, sono in tutto 59 in 120 gare con la Real), diventa uno dei protagonisti del mercato estivo del 2008.
Il Tottenham farebbe carte false per averlo ma, non appena Diego viene a conoscenza dell’interesse del Genoa di Gasperini, non ci pensa due volte: è l’occasione per dare un finale diverso all’esperienza che l’aveva lasciato con quell’amaro in bocca finale, ed il ritorno nelle fila del Grifone val bene anche un lancio di contratto all’ultimo secondo, soprattutto visti i risultati ottenuti in stagione: Milito è implacabile nel 2008-09, segna la bellezza di 24 gol (portando il Genoa in Europa) e si guadagna l’occasione della vita, firmando a fine stagione con quell’Inter che sta dominando in Italia dal post-Calciopoli.
Il suo acquisto è uno dei punti cardine della stagione che porterà al Triplete, un Triplete sul quale nessuno avrebbe scommesso ad inizio stagione: l’Inter viaggia in campionato grazie al trio Milito-Eto’o-Sneijder, ma supera il girone di Champions con grande affanno, prendendo anche una sonora lezione dal Barcellona di Guardiola. Mourinho però crede molto nei suoi e, dopo l’arrivo di Pandev, vara quella mossa che farà la storia: si passa al 4-2-3-1, col macedone ed Eto’o a fare da esterni a tutto campo, che attaccano da ali e chiudono da terzini, risultando decisivi, al pari dei gol di Milito e della classe di Sneijder, nella cavalcata che porterà alla finale di Madrid, firmata dal Principe con due reti che consegnano la Champions all’Inter.
Il seguito è noto, col calo post-Triplete dei nerazzurri, i molti infortuni per Milito & co (che però non impediranno a Diego di raggiungere la quota di 75 gol in 171 match) e la scelta del Principe di chiudere la sua carriera esattamente dove aveva cominciato, nell’Academia che l’aveva lanciato: nell’ultimo torneo, il primo con la nuova formula da 30 squadre, Milito ha sofferto per dei problemi al ginocchio, ma ha anche segnato 7 gol in 19 match, a riprova del fatto che il fiuto del bomber non svanisce nemmeno col passare degli anni, che ora sono 36.
I tifosi del Racing Avellaneda e gli appassionati si aspettavano un addio già a fine anno, ma ieri Milito ha sorpreso tutti col suo annuncio ufficiale: ”Sono felice di poter dire che rimarrò al Racing per altri sei mesi: c’è stato un momento in cui il ginocchio non mi dava pace, ma lascerò solo dopo aver giocato la Libertadores con questo club. A giugno però, vada come vada, mi ritirerò sicuramente: è stato molto difficile scegliere di abbandonare il calcio, anche perchè questo sport ha riempito la mia vita per moltissimi anni, ma è il momento giusto”.
Altri sei mesi dunque, e poi la corona da Principe verrà riposta nel cassetto, ma Diego Milito ormai è entrato nella storia, e molto probabilmente resterà nel mondo del calcio anche dopo il ritiro ufficiale, e dopo quella Libertadores che l’ha spinto a giocare per altri sei mesi…