In Millennium Actress il veicolo utilizzato è un’intervista a Chiyoko Fujiwara,(la più grande attrice del secolo.) Durante l’intervista i ricordi di Chiyoko, oramai anziana, si mescolano alle sue fantasie, in un susseguirsi di situazioni e di emozioni che coinvolgono lo spettatore.
A mio parere Millennium Actress è il film più maturo di Kon; non perché sia superiore agli altri da un punto di vista tecnico o di sceneggiatura, ma perché è quello più legato alla realtà de personaggio che, come sempre, viene tratteggiato in modo esemplare dal regista.
Un labirinto mentale fatto di esperienze vissute e ilusorie, che portano ad uno dei finali più belli della storia del cinema d’animazione.
Il comparto tecnico è curato da Madhouse, studio col quale Kon ha sempre collaborato. Ovali simmetrici e delicati con fondali dove bianco e nero si contrastano per esaltare il realismo, come vuole lo stile dell’autore, purtroppo deceduto nel 2010 a causa di un tumore, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo del cinema animato.