- Immortale.
Cominciarono, tra un atto e l’altro, come delle lascive danze eseguite sul proscenio a sipario calato. In seguito assunsero la forma di vere e proprie rappresentazioni, dove la mimica aveva gran parte, tanto che i mimi non portavano la maschera. Lo scherzo equivoco costituiva il sale della farsa e il personaggio più comune era il marito tradito, calvo e stupido. Ovidio, che fu mandato da augusto in Crimea per aver scritto versi licenziosi, protestava che gli fosse stato inflitto l’esilio, mentre gli scrittori di mimi restavano non solo impuniti ma venivano applauditi e ben pagati. Una volta il popolo ebbe vergogna di chiedere che le danzatrici si denudassero durante la rappresentazione, perché vi assisteva Catone il quale si allontanò per non disturbare la consuetudine.
Il barone Wrangel, padre del generale controrivoluzionario della Rivoluzione d’Ottobre, racconta nelle sue memorie un episodio della sua giovinezza: mentre passeggiava nel giardino della villa di un granduca rimase incuriosito nel vedere un grande numero di piedistalli di statue. Quei piedistalli, nelle serate di festa, servivano alle statue umane, fatte da contadini, nudi e verniciati di bianco, messi nelle varie pose immobili a mimare le vere statue, per tutto il tempo della festa.
L’ A R T E D I A M A R E (parte)
Non conviene,
credimi, accelerare il gaudio estremo,
ma lentamente devi ritardarlo
con raffinato indugio. E quando il luogo
tu scoprirai su cui goda carezze
più che altrove da te, vano pudore
non freni le tue magiche carezze.
Vedrai gli occhi di lei farsi lucenti
di tremulo fulgore, come il sole
spesso rifulge sulla liquid’acqua.
E subito verranno i suoi lamenti,
il delizioso mormorare, il gemito
dolce così ad udirsi, e le parole
più adatte al vostro gioco. Ma tu cura
di non volare a troppo gonfie vele
e abbandonarla, e terminar la corsa
prima di lei. Correte a fianco a fianco,
fino alla meta. Il godimento è pieno
quando, vinti ad un tempo, e tu e lei,
soccomberete insieme. Questo è il modo
cui tu devi attenerti, quando, franco
e libero tu sei, né la paura
urge all’amor furtivo. Se l’indugio
pieno è di rischi, e allora forza ai remi,
spingi di sprone il tuo cavallo in corsa.
-O v i d i o-