Sebbene da un assemblea di smaliziati mentecatti non ci si potesse aspettare granché, questa analisi è al di sotto di ogni aspettativa, il segno che davvero un’epoca è finita, che questa gente vive ormai dentro la sua stessa bugia. Dimostra anche quale ossessivo valore Berlusconi attribuisca alla televisione come narratrice della sua favola e se anche non incanta più nessuno tenta di far sparire la possibilità che qualcun altro lo faccia: se il popolo non è mio non sarà di nessun altro. Ecco il proposito di uccidere l’informazione.
Patetico e senile nella sua arroganza: purtroppo è anche il segno che il berlusconismo non si esaurirà nella risacca fangosa che è il prodotto della sua azione, il rimasuglio del suo scasso del Paese, ma che ci vorrà una sorta di insurrezione civile per farlo uscire di scena.
La nomina di Al Fano a segretario imprevisto e imprevedibile del Pdl che non contempla questa carica in statuto, dimostra che nulla è cambiato e nulla potrà cambiare se non in peggio. La colpa è sempre degli altri, anche i più improbabili: dal populismo ormai smentito dai fatti e dagli elettori, si scende al caimanismo, ancora un passo verso l’autocrazia. Né c’è da confidare troppo nei malumori dei servi che possono berciare quanto vogliono, ma che sanno di non essere nessuno senza il padrone. Che è una ben misera condizione quando anche il padrone è ormai nessuno.