Eh sì, che sei un figurino ma credimi, non ci stai nelle righe dei miei quaderni. Ma stai esattamente negli occhi, oggi, che trattengono più emozioni di quelle che posso giustificare, in acqua e sale.
Ma facciamo che oggi non sono uno scrittore e che puoi credere a quello che ti dico, facciamo che posso essere stucchevole e fortunato, anonimo e mezzo avvisato mezzo salvato, che mi prendo lo schiaffo più bello di questi mesi e ti dico che puoi.
E resterà tutto così, come i tasti bianchi dei pianoforti che non si toccano e che non sposta nessuno, io con i miei paradisi temporanei e tu con le giornate dal meteo bipolare e dalla nostalgia per qualcosa che forse non sai più cos’è. Resterà tutto così, come questa poesia che ti lascio e che racconta come non ci siamo incontrati e come non è stato bello ma molto più. I grandi discorsi, invece, te li farò quel giorno in cui mi dirai che non servono.
Mind the gap
Ho sentito nascere un fiore
nel chiasso della metropolitana
il vento della galleria ci rubava le vocali
da quanto silenzio arrivi,
una paura per quasi ogni tua ragione.
La palpebre un confine
tra quel che è
e tutto quello che potrebbe essere
nascondono occhi che vogliono dirti
che sono tratto da una storia vera.
Sorrisi piangenti
opportunità dispari
le stelle della California.
Dobbiamo sempre aspettare dietro una linea
una vita sola da oltrepassare.