Mine vaganti

Creato il 16 giugno 2011 da Robydick
2010, Ferzan Ozpetek.
Film a cura della Contemporaneista del blog, l'amica Laura alla quale passo subito la parola.

Una sposa che cammina concitatamente verso una torre di un casale antico…apre la porta e la guarda una signora anziana. Beh, propriamente non la guarda, la signora anziana è lei. La foto di un bellissimo giovane. Il baldo giovane si alza dalla sedia, la sposa chiude la porta con gli occhi luccicanti e lo guarda. I due si guardano e…la sposa alza una pistola nera verso il bellissimo in questione, anzi no, verso di lei.
Ammazza iniziamo proprio bene!!! E io che pensavo già ad una delle mie storie melense, non ci capisco una beata mazza.
1. La sposa si suicida? Ma no, dai finirebbe il film.
2. Il giovane è il suo amante? Mah sì, può darsi.
3. L’anziana è la sposa invecchiata in flashback? Boh!?
Così inizia il lungometraggio di Ozpetek.
Così, tra occhiate e pistola, quasi fosse un western.
Poi parte il colpo di pistola…e PUM…in un casale bellissimo della provincia del Salento, dove la famiglia Cantone ne è proprietaria ed è proprietaria anche di uno dei più famosi pastifici, appare il “viaggiatore” Riccardo Scamarcio (alias Tommaso) che (diciamocelo) non è niente male in quest’aria un po’ vintage, tutto bello leccato e in ordine, che ritorna, come il figliol prodigo, a casa.
Tommaso che in realtà si è trasferito a Roma per studiare economia e commercio, si ritrova immediatamente a mangiare con tutta la famiglia e a parlare di cosa? Delle nipotine grasse. Ma no dico, iniziamo? Vogliamo smetterla?
Intanto il nostro bel Tommaso levatosi dai piedi dalla famiglia se ne va a zuzzurellare con il cellulare in giro finchè una spider rossa lo sta per mettere sotto ( e stai attento no!?! Stavamo tutte per morire d’infarto)! Scende dalla macchina una Nicole Grimaudo che riga con le chiavi un’audi nera…(ha carattere la ragazza!).
La scena seguente ci porta nel pastificio di famiglia dove Scamarcio e Alessandro Preziosi (alias Antonio, fratello di Tommaso) parlano dell’azienda di famiglia.
Il bel Tommaso dice al fratello che lui non può essere il successore del padre per tre motivi che dirà in serata alla famiglia: 1. Non ha mai studiato economia 2. È iscritto a lettere 3. È omosessuale (e va beh caro Scamarcio stavolta ci hai proprio fregato alla grande).
Ma durante la cena ufficiale per festeggiare il nuovo corso aziendale, Tommaso viene anticipato dal fratello maggiore Antonio (e non dovevi farlo però…anche tu, Alessandro! è proprio una vera congiura eh) che, dopo tanti anni di fedele servizio agli affari di famiglia, si dichiara omosessuale prima di lui e viene per questo espulso dalla casa e dalla direzione dell'azienda.
Al momento della rivelazione (e la scena è spettacolare: musica tra il comico ed il tragico, risate scherzose poi tadàààà sguardi rabbuiati) il padre ferito nell’orgoglio in primis, viene colto da un infarto in secundis e finisce in fin di vita in ospedale. Così Scamarcio finisce per non dire nulla sulla sua omosessualità ed assecondare i voleri del padre. Ma questo è solo l’inizio di un film che si svilupperà tra comicità, riflessioni, flashback e quant’altro.
Non posso che manifestare il mio debole per questo che regista (no beh, diciamo che Ozpetek mi piace proprio) che ha catturato la mia attenzione con il bellissimo le fate ignoranti e poi con la finestra di fronte. Film dal mio punto di vista imperdibili.
Ozpetek in tutti i suoi lungometraggi ci mostra i suoi mostri, le sue ossessioni, la sua visione di un’Italia un po’ retrò e bigotta. Notiamo la mamma di Scamarcio quando chiede al suo fidanzato Marco: “Ma da questa malattia (omosessualità) si può guarire?
Satira, umorismo e morale la fanno da padroni in questo film.
Mentre negli altri film era più spiccata una sorta di malinconia e drammaticità mista anche ad una sorta di romanticismo.
Mine vaganti non sono solo i due protagonisti del racconto e il filo conduttore rappresentato constantemente dalla figura della nonna ma è Il film stesso una mina vagante per tutti quelli che hanno degli schemi ben fissati nella mente, per tutti quelli che non vanno “oltre”.
In questo film, il regista vuole quasi dirci che gli uomini non vedono ciò che invece le donne hanno intuito (nonna, zia e sorella).
“Allora cinquantamila lacrime non basteranno perché” come canta la Zilli.
E come dice Scamarcio alla Grimaudi o meglio ai suoi neri occhi profondi “Non devi avere paura di lasciare, tanto le cose importanti nella vita non ti lasceranno mai”.
E lei risponderà malinconica con “bella fregatura”.
Eh sì, in effetti la nonna l’aveva avvisata “Gli amori impossibili non finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre.”
Forse ha ragione la nonna o forse no. A voi l’ardua sentenza.



Grazie infinite a Laura, sempre più brava!
Aumenta la "ampiezza spettrale" delle mie visioni, ancora una volta un film sul quale i miei pre-giudizi erano forti.
Giudizio personale sul film: non del livello de "Le fate ignoranti" (che appare lontanissimo ormai), senza alcuna lode, interessante nei contenuti. In un paese omofobico merita attenzione, ma non graffia, non è cattivo quando deve, punta più al moccolo che alla bava. Belle le immagini, belle le scelte musicali oltre all'o.s.t. di Pasquale Catalano, bella anche la canzone cantata da Giusy Ferreri che quando sfila il kazoo dall'ugola è proprio brava. Recitazioni degne di nota quelle dei principali comprimari, il padre e la nonna dei protagonisti, Ennio Fantastichini e Elena Sofia Ricci, anche la mamma con Lunetta Savino (quest'ultima da non perdere ne "Il figlio della luna", grandissima!). Tutti da ammirare tranne i 2 fratelli protagonisti, facce da fiction versione "rai one prime clerical time" nonostante i ruoli interpretati. Scamarcio sarà anche "un bel Tommaso" ma recitare non è dote solo fotogenica; giudico in questo film non so in altri.
E' pura cattiveria da parte mia citarlo, ma certo che se lo confrontiamo con "Una giornata particolare"... m'è venuto in mente il Capolavoro di Ettore Scola, molto diverso da questo, pensando proprio: se c'era Mastroianni, solo con la sua presenza, che salto di qualità poteva fare questo film? Domande irrisolvibili; personaggi irripetibili; contemporanei improponibili.
Si può guardare, via!
Ed ha avuto un buon successo ai botteghini, ne sono contento.
Sarò ancora più contento se Ozpetek tornerà ad "osare" come agli inizi, quando mi sembrava una sorta di Almodovar nostrano, e azzardo il paragone proprio per incoraggiarlo.

















Non potevo non mettere la meravigliosa canzone di Patty Pravo che chiude il film.

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