Piccoli, gialli e spassosi, i Minions sono forse il caso più lampante di co-protagonisti che hanno letteralmente oscurato i protagonisti ufficiali del film, in questo caso dei due Cattivissimo Me.
Minions di Pierre Coffin e Kyle Balda è un film d’animazione per tutti i gusti, per tutte stagioni, per tutti i pubblici. Fa divertire anche i nonni che portano i nipotini in sala. Un film senza età che ci conduce all’origine dei Minions, all’epoca primitiva, all’alba dei tempi. Qui sta la prima buona idea del film. Non uno spin off che si pone come sequel dipendente dai due Cattivissimo Me, ma un prequel che ha vita a sé, un film assolutamente autonomo. Originale l’idea alla base del soggetto: raccontarci l’evoluzione dei Minions, dalla preistoria all’età egizia, da quella napoleonica a quella semi-contemporanea di fine anni Sessanta. Dopo l’excursus temporale che apre il film, infatti, il grosso della vicenda si svolge nel 1968, nell’Inghilterra dei Beatles e della Regina Elisabetta II.
Detto questo, le risate le creano loro tre, i tre Minions: Kevin, Stuart e Bob. Con le loro mossettine e smorfie, ma soprattutto con il loro idioma unico, inimitabile e cosmopolita, perfetto mix di inglese, italiano, francese, portoghese e comparto verbal-rumoristico tipicamente minioniano.
Insomma, Minions è un sano divertimento per la pancia, che non si pone alcun intento moralistico, ma un solo nobile e grande scopo: far ridere. E ci riesce alla grande.
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