Miniospedali: chiuderli per riorganizzare la qualità del servizio dei grandi

Creato il 05 luglio 2012 da Laperonza

Un ospedale piccolo può essere pericoloso. Potrebbe non avere le attrezzature o scarseggiare in personale. A rigor di logica un ospedale grande dovrebbe dare maggiori garanzie come organizzazione e dotazioni. A rigor di logica, quindi, l’idea di chiudere i cosiddetti “miniospedali” non è sbagliata, a patto che alla loro chiusura consegua un potenziamento di quelli più grandi, il tutto nell’ottica di evitare sprechi di denaro pubblico e nel contempo offrire un servizio sanitario migliore.

Purtroppo la realtà è ben diversa e ho avuto modo di constatarla di persona. L’ospedale grande implica il reparto grande, dove il paziente spesso è poco più di un numero. Il personale medico ha scarso rapporto col paziente-matricola. Le attrezzature scarseggiano. L’organizzazione latita. In questo modo il vantaggio del grande ospedale viene totalmente annullato dalle carenze organizzative e umane.

Ospedale grande dovrebbe voler dire grande struttura ma il trattamento del paziente dovrebbe essere addirittura migliore se non uguale a quello dei piccoli ospedali. Ciò implica la creazione di reparti più piccoli con personale che si dedichi a relativamente pochi pazienti. Il dislocamento delle attrezzature andrebbe razionalizzato. Il risparmio in termini generali sarebbe senz’altro minore ma il rapporto costi/benefici risulterebbe di gran lunga migliore. D’altro canto per quanto riguarda la sanità non possiamo pensare solo al risparmio e non si può pensare una riorganizzazione della sanità solo in termini economici senza considerare la qualità del servizio. O no?

Luca Craia


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